Si avvicinò a me ed iniziò a spiegarmi qualcosa gesticolando armoniosamente, mentre la musica, un tango, riempì la palestra fino quasi a coprire le sue parole, tanto, pensai, non capivo nulla di ciò che diceva, ma non sarebbe stato diverso nemmeno se fosse stata italiana, perché il suo fascino inibiva ogni mio ragionamento che non fosse legato alla sua contemplazione. I suoi occhi, costantemente rivolti verso il basso, ancora non si erano manifestati nella loro avvenenza, mentre io fremevo per poterli vedere.
     Con la classica sequenza di numeri, almeno questi in spagnolo li conoscevo anch'io, Ambra iniziò a danzare invitandomi ad osservare il movimento dei suoi piedi fino a che mi cercò le mani. Le sue dita s'infilarono tra le mie delicatamente ed il suo corpo si appoggiò per intero al mio, che già iniziava a sudare per l'emozione, mentre le mie braccia mi sembravano così pesanti da sorreggere. Il mio cuore lo sentivo battere in petto così forte che temevo se ne accorgesse, dato che Ambra mi spingeva con il corpo e con le mani al fine di trasferirmi la cadenza del ballo. Sentendomi oltremodo impacciato le dissi: "I feel me a wood piece" (mi sento un pezzo di legno); Ambra scoppiò repentinamente a ridere staccandosi velocemente da me e portando le braccia all'altezza della pancia, premendo con forza per contrastare il dolore che la sua voglia di ridere le procurava e finalmente, calato l'effetto della mia espressione ironica, mi guardò fisso negl'occhi. Non so dove trovai il coraggio di non abbassare lo sguardo, dato che nemmeno lei mi tolse gli occhi di dosso, persino dopo aver ripreso la posizione da ballo con me. L'aria malinconica ed imbronciata sparirono da subito e nei suoi occhi, scuri, umidi e profondi, mi ci potei specchiare. I suoi capelli neri, mossi solo verso le punte, danzavano asincroni con i nostri corpi ed emanavano un profumo di pulito, di mela verde. A volte accarezzavano le mie braccia nude togliendomi completamente la lucidità, pensai quasi che lo facesse di proposito, ma evidentemente si ballava così il tango. Ballare! Quello che facevo io era un impacciatissimo movimento che, con molta fantasia, poteva assomigliare al suo, ma non mi importava. La mia felicità era semplicemente legata al fatto di essere lì con lei, la quale in fondo non aveva bisogno di me, i suoi movimenti erano delicati, accompagnati dall'aria che, quasi come se volesse aiutarla a ballare, l'avvolgeva. Se fossimo stati in cielo, avrebbe potuto danzare con una nuvola, se fossimo stati nel mare avrebbe volteggiato con un'onda, ma era lì con me, solo con me.
     Trascorsi due ore meravigliose con Ambra, che mi insegnò giusto un paio di passi, quanto basta per qualche scatto fotografico. Lei non è di molte parole, ma conosce bene l'inglese e visto che io me la cavo con questa lingua, trovammo finalmente un modo più semplice per comunicare, che non necessitava di imbarazzanti gesticolazioni. Non scoprii mai il motivo di quel approccio così adirato nei miei confronti la prima volta che ci conoscemmo, così come non potei mai scordare l'emozione che provai quando potei vederla da così vicino e toccarla.
     Ambra mi accompagnò fino alla mia stanza, dato che era di fianco alla sua, e mi salutò con un sorriso carico di gioia e di promesse. Quella notte, naturalmente non potei dormire di certo, avevo stampato nella mente il suo viso.
                                                                      .............continua - Terza parte
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