È sempre così: dall'esterno certi lavori appaiono in un determinato modo e sovente anche più semplici di quanto siano in realtà. Esserne invece coinvolti in prima persona cambia tutto. Quanto volte ho scelto fra le mie fotografie, impiegando anche molto tempo, tuttavia si è sempre trattato di filtrare il materiale secondo pochi e molto personali canoni. Con Patrik, Santos ed Ambra, fu come conoscere nulla di quel lavoro. La semplice scelta delle fotografie uscite bene, praticamente quasi tutte, e la scelta di quelle belle, ovvero di quelle che rispecchiano ben precise costanti estetiche: la posizione dei soggetti, gli oggetti inglobati nel provino, praticamente l'inquadratura, e la posizione della macchina durante lo scatto, furono solo l'inizio di una lunga operazione di catalogazione dei provini. Tutto ciò ci fu permesso anche per la collaborazione degli altri operatori che sviluppavano il materiale scattato mentre il lavoro procedeva. Infine, c'era da valutare la parte commerciale, ovvero quali fotografie si adattavano al Paese di destinazione: culture diverse. tema differente. Non ultimo, i provini migliori dovevano essere destinati al cliente che ha richiesto il servizio, per rassicurarlo dell'ottimo lavoro svolto. Di certo non si concluse in quel sotterraneo l'opera fondamentale di selezione del materiale, ma servì a distrarre, addirittura distendere, un po' tutti, in quanto ormai il grosso dell'attività era stato fatto. A me certamente aveva fatto venire un certo appetito e pensando alla cena, dalla concatenazione di molti pensieri scaturì l'angoscia della fine, la conclusione di quell'avventura inconsueta, magnifica e difficile allo stesso tempo, con persone che nemmeno conoscevo e che il giorno dopo avrebbero preso una strada diversa dalla mia dopo un fortuito incrocio di traiettorie temporali.
Ambra colse il mio sguardo e vidi nei suoi occhi il riflesso dei miei pensieri. Come per sdrammatizzare, iniziò allegramente ad anticipare la sontuosa mangiata che ci saremmo fatti più tardi; nel frattempo, presomi sotto braccio, mi accompagnò di sopra, dove ci dividemmo ognuno per la propria stanza.
Mi feci una meritata doccia e cercai nello zaino i vestiti migliori: un paio di jeans puliti ed una maglietta che ancora Ambra non aveva visto. Era quanto di meglio potessi fare considerando che la mia vacanza sarebbe dovuta svolgersi a circa duemila metri, solo, incrociando altri appassionati in pantaloncini e canottiera, ornati da attrezzatura alpinistica.
Alle ore 20:10, digitale al collo, batterie cariche, uscii dalla mia camera e mi recai nella sala da pranzo dell'albergo, con la certezza che non avrei mai potuto prevedere lo svolgimento di quella ultima serata.
.............continua - Settima parte