Ambra, mentre un nodo mi stringeva la gola, e giunto verso la fine delle fotografie aggiuntive scoprii quanto già sapevo, che sarei tornato ad essere solo. Vidi, in ultimo ma nel mio cuore, il fotogramma della mia solitudine, esattamente la stessa che c'era prima di imbattermi in quell'avventura di pochi giorni e subito, come l'impulso del vomito al quale non si può opporre resistenza, scoppiai in lacrime. Gridavo il mio dolore ma, come fossi sott'acqua, dalla mia bocca non usciva suono. I crampi alla pancia che il mio pianto scatenò quasi mi impedivano di respirare, tanto fa male la solitudine e tanto sta addosso, avvolge, che chi ha la fortuna di non esserlo più, a tutta prima si sente scoperto, indifeso, infreddolito, come quando qualcuno d'inverno ti toglie le coperte mentre stai dormendo.
     Pensai che sarebbe stato il caso di cambiare quel maledetto futuro, ma come e soprattutto come volgerlo in mio favore? Che cosa poi desideravo veramente? Asciugai gli occhi, dimenticai la gola secca ed il dolore ai muscoli facciali e raccolsi tutte le mie cose per riportarle in camera. Girato l'angolo mi spaventai trovandomi di fronte Patrik improvvisamente: aveva con sé il mio assegno e me lo diede, accompagnando il gesto con un commento, nella sua lingua naturalmente. Credo, visto che non conosco lo spagnolo, che mi avesse ringraziato aggiungendo che aveva apprezzato il mio impegno. Poi si allontanò divertito.
     Nella mia camera d'albergo non posai i miei strumenti, ma raccolsi il mio zaino, feci un giro in bagno per vedere se avevo lasciato qualcosa di mio e non mi dimenticai del classico furto della saponetta come ricordo. Quindi presi le scale e me ne andai, senza salutare, senza rivedere nessun'altro, con rimpianto, con rimorso, il quale tutt'oggi mi attanaglia, associato all'immagine di Ambra guardata per l'ultima volta, spiata dalla fessura della porta della sala da pranzo poco prima di varcare l'uscita, ma il male che mi sono fatto lo ritenevo minore che seguire un destino il quale non mi piaceva. Una sorta di ribellione ad un percorso guidato che non accettavo, che mi avrebbe portato comunque a mantenere la residenza nel grande condominio della solitudine, ma alla fine l'Arlecchino ha fatto bene il proprio gioco. Per quanto si possa vedere l'immediato futuro e lo si possa cambiare, la visione e la ribellione sono già parte integrante del proprio destino e la scelta costante del nostro percorso è sempre nelle nostre mani. Io qualcosa cambiai nei confronti della previsione fotografica e forse, con più coraggio, avrei dovuto affrontare il mio dolore diversamente, invece preferii rimanere qualcuno che il giorno dopo avrebbero potuto dimenticare, qualcuno di cui ancora non vi ho detto il nome, ma non importa. domani anche voi vi sarete dimenticati di me.

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