Fu proprio per questo motivo che le due opere principali di Orwell, "1984" e "La fattoria degli animali", furono utilizzate per l'insegnamento dell'inglese nelle colonie Africane. Curioso fu che molti allievi, analizzando il linguaggio poco consono ad un madre lingua, convinti di avere letto un'opera di un Africano, scrissero ad Orwell per incitarlo a comporre descrizioni sul proprio paese d'origine, quando questi in Africa non c'era neppure stato.
Il clima politico in cui vede la luce "La fattoria degli Animali" ne rende difficoltosa la pubblicazione, rifiutata tra le altre anche dalla Faber&Faber. Il giudizio complessivo degli organi di informazione è negativo, poiché avendo a che fare con una parodia dello Stato Sovietico, venivano messe in pericolo le relazioni diplomatiche tra il regno unito ed i russi, allora forti alleati durante il secondo conflitto mondiale. Solo l'editore Warburg, accusato da sempre di trotzkismo, sebbene pubblicasse molte opere che oggi sono diventate dei classici, acconsentirà alla pubblicazione di questo libro amaro e duro, dall'intensità prodigiosa, in grado d'essere fruibile ad un pubblico di bambini per il lessico ed agli adulti per i caratteri fortemente socio ideologici contenuti al suo interno.
La feroce parodia delle ideologie truffaldine e di qualsiasi modello di totalitarismo si snoda lungo tutto il racconto, giungendo ad un epilogo sorprendente, in cui i maiali, rappresentanti della rivoluzione, sono irriconoscibili e difficilmente distinguibili dagli uomini, emblemi della incapacità di mantenere coerenza ed uguaglianza in una spinta di cambiamento e sempre più simili agli antichi "dittatori".
"Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni animali sono più uguali degli altri". Con questa battuta si chiude il racconto che rese famoso il suo autore anche per il suo modo di pensare e vedere il Mondo, fatto di governi e poteri distanti dal suo senso di egalitarismo. Un mondo che vide Orwell, giovane ed idealista, vagare tra Londra e Parigi senza un soldo e spesso rammaricato per le censure che subivano i suoi pezzi sotto le forbici della BBC, ligia ai grossi giochi di potere di allora e troppo reale rispetto alle idee utopiche di una singola persona.
Gabriele Antonietti
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