"È forse perché ci siamo divertiti in casa nostra che ci siamo dimenticati del mondo? È perché siamo così ricchi e il resto del mondo è così povero e a noi non importa che lo sia? Ho sentito strane voci circolare; il mondo sta morendo di fame, noi siamo ben pasciuti. È proprio vero che mentre il mondo stenta e suda, noi ci balocchiamo, giochiamo?" Queste sono le domande che si pone Montag, dopo aver letto un libro. "Tutti quanti con il drink in mano. ma sotto come va.? Fuori come va?" Direbbe un Luciano Ligabue oggigiorno. Tutte domande, queste, che esulano dalla nostra contestualità adiacente. Domande che vanno oltre la realtà quotidiana, oltre lo sguardo del singolo, che poi oggi è massa, è uniformità, è non-differenza, non-alterità.
     Il libro di Bradbury solleva un'altra questione fondamentale, forse all'apparenza banale: pur vivendo in una società con determinate regole, non è detto che queste leggi siano poi così giuste o scontate. Il mondo è andato avanti e si è progredito per rivoluzioni che hanno permesso in molti casi un avanzamento, una evoluzione rispetto al passato. La diversità è necessaria per progredire, perché mostra un punto di vista diverso e, chissà, forse migliore. Montag, con la cultura, ha il coraggio di ribellarsi ad una società che egli non vuole apprezzare, né, tanto meno, cambiare. È difficile però, per noi come per Montag, pensare da un punto di vista che sia diverso da quello della Tv e dai suoi modelli. Oggi siamo intossicati dalla spazzatura, quella che ci viene propinata dai media, gli stessi che ci trattano, per la loro stessa sopravvivenza, non come individui intelligenti e capaci di scegliere, ma come tante diligenti "pecore" che seguono il branco. Con la Tv, senza altri supporti, la capacità critica viene dimenticata, il gusto personale si adatta al palinsesto televisivo, si uniforma ai programmi che qualcuno decide di farci guardare. Mentre con un libro siamo (eravamo?) noi che, coscientemente, decidiamo il titolo, che frughiamo con il batticuore tra gli scaffali polverosi d'una vecchia biblioteca alla ricerca di un testo prezioso, che ci facciamo cullare di notte, alla luce d'una fioca lampada, dalle righe d'un romanzo, che sogniamo sulle ali di una poesia. Leggeri voliamo, leggeri e liberi. Liberi, perché la lettura è lo spazio di vera libertà che ancora è lecito, ancora, per fortuna, non bruciato dai pompieri con l'elmo Fahrenheit 451.
                                                                               Francesca Redolfi

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Francesca, Redolfi, Letteratura, Straniera, Italiana, FAHRENHEIT, 451, Bradbury, Recensione, Editoriale, Bergamo