Ho dato un'occhiata a commenti, recensioni e quant'altro si possa trovare in Internet riguardo a Invisibile Monsters: ebbene, tutti sono concordi nell'affermare l'assoluta genialità di questo autore, la metafisica profondità delle sue pagine, la sua grande capacità di calarsi nelle nevrosi dell'uomo moderno. "Ma scherziamo?!?" Mi dissocio. La letteratura è una cosa, le top ten in libreria un'altra; è vero, ora Pahlaniuk va molto di moda, soprattutto tra i giovani e tra chi desidera mostrarsi "contro il sistema", ma non per questo è necessario farlo assurgere agli onori degli altari come "martire della Verità"! L'America che mostra Palahniuk è la faccia sporca degli U.S.A.: è il degrado diffuso che tanto piace contestare a chi vede nel Paese al di là dell'Oceano la genesi di tutti i mali, la biblica Grande Meretrice che tutto corrompe. Mi rifiuto di farmi catturare dal sottile filo di disagio che emana questo libro. Troppa violenza, troppo sesso sbattuto gratuitamente in faccia al lettore, troppo di tutto. Questo libro è una continua iperbole, un'esagerazione dalla prima all'ultima pagina e a me non piace.
     Mi scusino tutti i critici e i fan, ma non credo che la grandezza di uno scrittore si misuri dal grado di oscenità con cui riesce a infarcire un tot di righe. A difesa di Palahniuk, bisogna tuttavia dire che il finale ha un suo perché: finalmente eliminati i continui riferimenti sexual-fetish-lesbo-ecc., la protagonista pensa. E parla. Pur dovendosi continuamente misurare con la dura schiettezza dello stile del buon Chuck (ma ormai questo è un dato di fatto), il lettore riesce a trovare spunti di riflessione. Finalmente, aggiungo io. Sorvolando sui contenuti, di cui ho ampiamente (s)parlato, credo che una certa "raison d'etre" sia fortemente presente nello stile di questo controverso scrittore. Velocità, sintesi, affilatezza delle parole: tutta la struttura della frase sembra creata per ottenere il massimo dello sconcerto tra le reazioni del lettore. Nessuna concessione ai preziosismi, lingua scarna e lessico essenziale: indubbiamente, una bella novità nel panorama letterario. Peccato per quel continuo utilizzo di espressioni triviali, talmente abbondante da risultare opprimente, come se lo scrittore avesse paura di non inserirne mai abbastanza, di deludere in qualche modo le aspettative della folla.
     Ecco il punto focale della mia perplessità: a mio parere, Palahniuk si sta ancorando ad uno stile troppo pesante, borderline, a cui tuttavia deve la sua fama. Così come accade a un attore dopo anni che interpreta un personaggio-ne rimane segnato, legato per sempre, ricordato dai più solo per quell'interpretazione, anche per Palahniuk potrebbe essere impossibile un cambiamento. Prigioniero della propria durezza. Impossibilitato a scoprire nuovi lati di sé e del proprio stile, anche se lo volesse.
     Nel complesso, il libro risulta essere come una grande abbuffata di dolci: ingurgiti, ingurgiti ed alla fine ti ritrovi con un vago senso di nausea ed una pesantezza latente. "Signori, ecco un prodotto per stomaci forti. E se l'american dream aveva bisogno di essere ulteriormente infranto, ci ha pensato Palahniuk: con un grande, sontuoso, metaforico và-a-farti-friggere allo zio Sam."
                                                                               Silvia Ferrari

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