Papà torna tardi dal lavoro. La mamma è sempre a dieta. I bambini crollano dal sonno. C'era una volta il pranzo di famiglia, il momento più solenne della giornata durante il quale si prendevano le decisioni più importanti della famiglia. I genitori trasmettevano ai figli cibo, valori e regole sociali. Oggi non c'è più. Ucciso dal nostro modo di vivere senza più regole, orari e tempo per le parole. Il pranzo di famiglia è lo specchio della nostra società: oggi si mangia in piedi, per strada, da soli. Oggi non abbiamo più tempo per le parole.
Una coppia tipo dei tempi moderni? Lui e lei si ritrovano a tavola: due cucchiai di minestra e lui si assenta dal tavolo. Inizia il telegiornale, è importante sentire il fiume di parole che esce dal tubo catodico. ma quelle della propria compagna? Come stai, com'è andata la giornata, hai pagato le bollette, tutto bene il tuo nuovo collega? Viceversa lei con lui.
Secondo i luminari della psicologia scomodati sull'argomento, una famiglia che non vive il momento del pranzo come una pausa durante la quale scambiarsi idee, opinioni, cibo e parole, è una famiglia senza futuro. Una coppia che non parla mai, nemmeno quando è seduta a tavola, è una coppia malata. Dal punto di vista antropologico, nelle culture antiche il cibo era considerato un dono della natura. Gli uomini si riunivano intorno al fuoco e condividevano il cibo cacciato durante la giornata: assaporando la stessa pietanza, si diventava simili e questa condizione facilitava la comunicazione, verbale ed emotiva, rafforzando il senso d'appartenenza alla tribù, al clan. Anche oggi, se riflettiamo bene, quando usciamo a pranzo scegliamo le persone a noi più vicine, alle quali vogliamo più bene: in loro assenza, preferiamo pranzare da soli.
Durante questi ultimi vent'anni, abbiamo voluto liberarci da ogni legame con quelle che venivano considerate ipocrisie borghesi, riti dai quali abbiamo voluto emanciparci: fra questi, il pranzo e le cene obbligate. Ora capiamo che abbiamo perso qualcosa di molto importante. Chi di noi non ricorda con piacere quelle domeniche attorno al tavolo da pranzo, con il papà seduto a capotavola, a simboleggiare il dominio di pater familias, e la mamma alla sua destra, in un angolo comodo per alzarsi e fare avanti e indietro dalla cucina? I bambini, prima di sedersi alla tavola, dovevano lavarsi le mani, pettinarsi ed eventualmente cambiarsi perché "a tavola ci si siede puliti". Seduti tutti insieme, i bambini imparavano valori oggi caduti un po' in disuso come l'ordine e la subordinazione: vietato spazzolare il piatto come dei selvaggi, fare la scarpetta né tenere i gomiti appoggiati al tavolo. S'imparava anche l'economia: mai avanzare del cibo nel piatto o chiedere il bis senza accertarsi prima se c'era abbastanza cibo per tutti. Dulcis in fundo, s'imparava la gratitudine: dire sempre "che buono" e fare i complimenti alla cuoca era una gratificazione in più per chi si sobbarcava il pesante onere di cucinare ogni giorno manicaretti per palati sempre più esigenti.