CONTROCORRENTE
                                 di Ivar Foglieni - Presidente Unione Cuochi Lombardia

     Già da un paio d'anni coltivavo intenzione di visitare il grande Paese chiamato Cina, così, dopo aver conosciuto un ragazzo cinese di nome Liu Feng, ex-chef al Pechino Hotel (2700 camere) e oggi imprenditore nella ristorazione in provincia di Bergamo, insieme abbiamo verificato la possibilità di sondare il grande Paese in un canale ben definito, il settore "turistico-ristorativo-alberghiero". Abbiamo costruito nei primi mesi dell'anno 2005 questo viaggio che ha toccato la capitale Pechino (Beijing), la Provincia di Hefei, la Provincia di Anhui, visitando scuole ed istituti alberghieri, aziende produttrici alimentari e vitivinicole.

     Pensare a questo Paese per quanto si chiacchiera e si dice che è in espansione verticale non lo si crede fino a che non si tocca con mano. Sbarcati a Pechino dopo dieci ore di volo, nel tragitto di 120 Km. per raggiungere l'hotel abbiamo dato una scorsa alla città ma, aldilà di alcune sporadiche costruzioni che ti fanno capire in maniera inequivocabile che sei in un Paese asiatico, nulla ci avrebbe fatto pensare di

essere a Pechino, grande città di sedici milionidi abitanti dichiarati più quattro milioni che secondo loro non risultano sulle anagrafi delle varie circoscrizioni. Affermare che Pechino è una città in pieno movimento è come scoprire l'acqua calda, mai avrei pensato che ci fossero 60.000 taxi, dopo la bicicletta il mezzo di trasporto più usato ad un costo molto contenuto che viene applicato identico anche allo straniero.
     La spesa per la permanenza a Pechino, oltre all'hotel, è sicuramente bassa. La cucina cinese proposta sul luogo se raffrontata a quella che viene offerta qui in Italia è migliore, quindici giorni di cucina cinese non hanno creato le solite situazioni riscontrabili nella mancanza di pasta, pane, caffé, olio, aceto. A mio avviso, la cucina cinese si avvicina ai gusti dell'Italia settentrionale,