IL BELLO DEL LOCATELLI?!
                                 di Cristiano Calori

"Non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che piace !"
     Già, così ci dicevano da bambini i nostri educatori, poi crescendo ci siamo resi conto che era una bufala o la prima dichiarazione politicamente corretta che sentivamo dire nella nostra esistenza. Insomma, come scriveva Giorgio Gaber, in "Destra e Sinistra", si può discutere su tutto, ma di fronte alla bellezza femminile (il signor G usava toni più coloriti e persuasivi) ci si mette tutti d'accordo, altrocchè! Te la do io la soggetività del bello!

     Se è così semplice riconoscere la bellezza, perché, mi domando, si consumano fiumi di inchiostro per discuterne e si spendono fior di quattrini per rendere le nostre città più brutte? Il parco Locatelli, situato nella zona di via Nullo bassa, è stato oggetto negli anni scorsi di un dibattuto progetto di ampliamento e ammodernamento che prevedeva l'annessione, all'area originale del Parco, di quella occupata storicamente dal parcheggio

Enel, noto agli abitanti della zona per quell'osceno oggetto-tettoia arrugginito che avrebbe fatto un figurone nell' inquietante Los Angeles futurista del film Blade Runner opera del visionario Ridley Scott.
     Lo scorso anno, l'amministrazione comunale ha deciso di dare inizio ai lavori di ampliamento del parco; i residenti, non convinti del progetto, fecero sit-in, raccolte firme e striscioni per fermarne la realizzazione o la modifica. Ora è evidente che non si possono fare PRG a furor di popolo o con moti di piazza, però se pacifiche casalinghe e paciosi pensionati, tanto si sono dati da fare forse valeva la pena che progettisti e pubblica amministrazione si interrogassero sul da farsi. Tralasciando di soffermarmi sulle vicende politico-burocratiche che hanno caratterizzato questa vicenda e determinato la sospensione dei lavori, per lo meno del lotto finale, vorrei esprimere il personale parere sulla bontà e sull'opportunità del progetto scelto, nonché, più in generale, sulle responsabilità morali di un progettista che va ad interloquire con lo stato di fatto in una città moderna. L'occasione di aumentare le aree verdi della nostra città era di quelle storiche, da non sciupare, i progettisti hanno pensato bene di lasciare un "segno" indelebile, concependo un muro in cemento armato (qualora ve ne fosse bisogno) che divide l'area verde esistente da quella di nuova pertinenza, prospicente la trafficata via Nullo. L'idea prevedeva, oltre ad un riordino del verde esistente, una necessaria area servizi chiusa con accanto la (ri)proposizione di una tettoia in metallo come quella appena smantellata.

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