conservati al Musée d'Orsay di Parigi, ma belle opere dei due grandi maestri francesi. Questa esposizione si inserisce nel dibattito culturale nazionale dopo le fortunate mostre sugli impressionisti organizzate dal curatore Marco Golden, definito da Vittorio Sgarbi su L'Eco di Bergamo "Il Paolo Bonolis dell'arte", dapprima a Treviso negli anni scorsi e quest'anno a Brescia, quella di grande successo Monet, la Senna, le ninfee. Il grande fiume e il nuovo secolo. È palese che chi organizza mostre deve certo tenere conto dell'orientamento del gusto del grande pubblico ed in questo Marco Goldin è sicuramente bravo. Altrettanto chiaro risulta che fare mostre "di nicchia" costa e se interessano a pochi sono dolori e critiche feroci. Ho comunque la ferrea opinione che le regole dell'audience valgono per i programmi TV e non debbano coinvolgere le mostre d'arte in particolare e per gli eventi culturali in generale.
     Che il grande pubblico sia (incolpevolmente) ignorante (nel senso che ignora), non significa che non abbia l'interesse o la curiosità di scoprire opere che non conosce o che sia obbligato a sorbirsi ciò che la società mass-mediatica, nella quale galleggiamo, gli propina quotidianamente. Mi piacque molto la feroce provocazione che fece anni fa Emilio Tadini, artista intelligente e finissimo critico d'arte dalle colonne del Corriere della Sera in occasione dell'esposizione a Brera della Dama con l'ermellino di Leonardo da Vinci proveniente da Cracovia, Czartoryski Muzeum, il quale ironizzò sul fatto che i milanesi accorsero in massa e fecero lunghe code per vedere il capolavoro e probabilmente ignorassero il fatto che al Museo di Brera vi fossero altri capolavori, uno per tutti la Pala di Brera: Madonna col Bambino, angeli, santi e il duca Federico da Montefeltro di Piero della Francesca, capolavoro assoluto della Storia dell'arte universale. Insomma: crea l'evento e la gente farà la coda per vedere ciò che potrebbe vedere ogni Domenica. Meditiamoci.