Recentemente mi sono dilettato nella divertente lettura dell'ultimo libro di Beppe Severgnini " La testa degli Italiani" che, con molta ironia e sagacia, traccia lo stereotipo dell'italiano medio, schiacciato dalla cronica e proverbiale mancanza di autostima ed ostaggio dei propri paradossi nazionali. Il libro ha offerto, per quanto mi concerne, uno spunto di ulteriore riflessione soprattutto per quanto riguarda la nostra città: "la testa degli agenti di polizia locale di Bergamo" potrebbe essere il titolo di una fantasiosa pubblicazione nostrana nonché l'occasione per studiare usi e costumi di questi solerti e zelanti tutori dell'ordine, che vigilano sulle nostre teste come zanzare all'Idroscalo di Milano in una notte di mezza estate. Credo che l'argomento possa trovare vasti consensi, a quanto mi capita di vedere e di ascoltare, visto i difficili e talvolta turbolenti rapporti che si generano tra i cittadini e, appunto, i vigilanti della "Città dei mille".
Fin dagli spensierati ed allegri periodi della frequentazione universitaria mi interrogavo sui motivi di questo difficile rapporto tra gli ormai "ex vigili urbani" e i cittadini, imputando alla nevrastenica anarchia italica le difficoltà a relazionarsi con coloro che da sempre rappresentano l'autorità. Poi, nel tempo, ho compreso che Bergamo rappresentava e rappresenta una piccola catena di montaggio di agenti di polizia locale. Questa anomala scuola bergamasca, più di quella del Moroni o del Baschenis, si è distinta per i risultati a tal punto che qualche anno fa, se non rammento male, un esiguo plotone di vigili del comando locale è stato inviato, neanche dovesse partire per Timor Est, in occasione del periodo estivo, in un'amena località marittima della quale non ricordo il nome, per sanzionare le cattive abitudini dei villeggianti del luogo. A tutti credo sia più o meno capitato di attraversare il Belpaese, scandagliando città, coste, paesi montani e cittadine marittime e l'errabondo cittadino bergamasco si sarà sicuramente reso conto che ogni latitudine geografica ha la propria discutibile o condivisibile logica normativa che quasi sempre si discosta dalla regola assoluta. Capita, così, che in alcune città italiane il casco, tanto per fare un esempio, continui a rappresentare un optional e colui che è chiamato a far rispettare la norma diventa una sorta di giudice cassazionista che sul campo stabilisce d'imperio se la norma debba essere applicata, interpretata o soppressa a seconda degli usi o delle consuetudini locali. Succede, altresì, che in congestionate località marittime - la cui dotazione di posti auto è ferma, per colpevole omissione delle amministrazioni locali, agli anni settanta - i modaioli SUV e le