L'ISOLA PEDONALE TRA SPERANZE ED OSTRACISMO
                                 di Pierluigi Piromalli

     Da tempo si discetta nelle stanze di Palazzo Frizzoni sul progetto di massiccia pedonalizzazione del centro cittadino, vera rivoluzione copernicana che intende offrire alla popolazione una città sgombra dal traffico caotico e ricostruita nella sua verginità atmosferica immune dallo smog, altra piaga irrisolta e forse irrisolvibile in breve tempo che, come di consueto, fornirà il pretesto per riempire le pagine del quotidiano locale nei frenetici mesi invernali. Il progetto è al vaglio dell'attuale amministrazione comunale che, tramite l'assessorato competente, sta valutando l'impatto che tale soluzione genererebbe nelle aspettative dei cittadini. Anche se tale progetto deve preliminarmente poggiare sul significativo consenso di questi ultimi, devo dire che i peana di questa crociata antitraffico un po' mi lasciano perplesso: fermo restando che idealmente piacerebbe più o meno a chiunque percorrere le vie della città come al tempo dell'Albero degli Zoccoli, magari su calessi, carretti e biciclette, riscoprendo il gusto medioevale della frequentazione delle piazze e la filosofia del "campanile", ritengo che il problema sia più complesso di quanto lo si voglia far apparire.
     Bergamo non è né Spello né Borghetto Santo Spirito bensì una città dinamica ed industriale che trae la propria linfa vitale dalla mobilità, la quale, nella società contemporanea, piaccia o no, alimenta e muove l'economia producendo benessere. Più che uniformarsi acriticamente alle periodiche campagne antitutto (antismog, antifumo, antitraffico, antirumore etc.), iniziative sacrosante ma spesso prive di logica e buon senso, occorre piuttosto procedere, nella fattispecie, ad una regolamentazione e razionalizzazione del traffico, il cui sciame isterico di auto lacera ed opprime la città. Punto di partenza imprescindibile, secondo il mio personale parere, è che le auto, soprattutto quelle sovradimensionate e tanto in voga, debbano essere bandite dal centro cittadino. Non è una punizione divina ma una necessità. La morfologia del territorio urbano delle città italiane, Bergamo non fa certo eccezione, non consente una circolazione fluida per queste vetture che, si sa, negli Stati Uniti o in Canada non avrebbero difficoltà a divincolarsi nel traffico dal momento che le strade cittadine sono larghe quanto l'attuale A4. Le pessime abitudini italiche, radicatesi grazie anche ad un permissivismo miope delle amministrazioni locali, sono difficili da estirpare con editti comunali di stile napoleonico, con i presidi della polizia locale e con le sanzioni draconiane che tanto fanno irritare l'utente della strada. Pertanto, occorre un approccio logico e sensato al problema, che tenga conto delle necessità di rapida ed efficace mobilità legata alle esigenze di una collettività che produce e di un'altrettanto importante collettività che risiede nel centro cittadino.
     Inventare un nuovo concetto di vivibilità e di viabilità urbane, imponendo una mobilità fondata sull'utilizzo delle gambe, delle biciclette o dei mezzi pubblici è uno spot pubblicitario ideale per un nuovo "Costanzo Show" o per tribune pseudoelettorali di qualche tv locale di quarta serie. Occorre, invece, che chiunque possa disporre di mezzi alternativi personali, adattati alle proprie

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