ACQUA MINERALE.. DAL RUBINETTO DI CASA
                                 di Giorgia Giansoldati

     Sarà capitato a molti di voi di andare al bar per un piccolo break od al ristorante per la cena ed una volta ordinata l'acqua minerale vedersi servire sul proprio tavolo una bella brocca d'acqua fresca. Dopo il primo attimo di perplessità, ci si azzarda a far presente al cameriere che avevamo chiesto dell'acqua minerale ed egli, con tutta tranquillità, ci risponde che lo è. Ma come? C'è qualcosa che ci sfugge. Eh sì, si tratta di acqua del rubinetto perfettamente depurata; parliamo di una nuova tecnologia che ci consente d'avere, anche nelle nostre abitazioni, acque libere da virus, batteri, odori, pesticidi, microrganismi, erbicidi e polveri. Per far ciò bisogna installare un impianto ad osmosi inversa, direttamente collegato alla rete idrica. Grazie a questa tecnologia si può ottenere dal rubinetto di casa un'acqua con basso residuo fisso e pochi sali minerali, simile a quella classificata come oligominerale. Siamo inoltre noi a poter decidere al momento a che temperatura vogliamo l'acqua, se la desideriamo più gasata o leggermente frizzante. Una bella comodità, così come il non dover caricarsi di un peso rilevante come quello delle bottiglie d'acqua ogni volta che si va a fare la spesa. Senz'altro siamo tutti d'accordo sul fatto che sia una soluzione interessante e che abbatte parte dei costi del budget familiare, nonché contribuisca a ridurre l'inquinamento per quanto attiene lo smaltimento dei materiali di cui sono fatte le bottiglie e gli imballaggi; è altresì vero che, sebbene il costo dell'impianto sia ammortizzato nel tempo, non tutte le famiglie possono permettersi di sostenere una spesa iniziale di 1.500 euro. È giustificabile e capibile la scelta di questa soluzione per le attività commerciali di somministrazione, che in un più breve periodo riescono ad ammortizzare questa spesa e risolvono importanti problemi logistici e di spazio dovuti all'immagazzinamento delle casse d' acqua.
     Al di là di un mero discorso pratico ed economico, per il quale la scelta è molto soggettiva, spesso per incentivare all'installazione nelle abitazioni private di questi impianti viene posto l'accento sulla potabilità batteriologica, all'assenza di sostanze inorganiche in essa e ad un maggior gusto dell'acqua stessa, resa più gradevole al palato grazie alla depurazione da odori e sapori poco piacevoli. Per quanto riguarda il primo punto c'è da dire che per legge le acque potabili devono avere una concentrazione batterica (coliformi e streptococchi) pari a zero e vengono controllate periodicamente dagli addetti dei vari comuni affinché siano a norma. Anche per le sostanze inorganiche ci sono dei limiti ben precisi. I nitrati sono di solito al centro dell'attenzione. Premesso che non sono così nocivi come i nitriti, bisogna rilevare che il limite massimo per litro d'acqua è di 50 mg (consigliato 5 mg) mentre in un etto di insaccato conservato con nitriti/nitrati ce ne sono in media 150 mg, spesso in aggiunta ai nocivi nitriti. Mediamente ci vogliono circa 10 litri di acqua (15 mg di nitrati) per assumere i nitrati di un etto di insaccato. Se si pensa che poi molta dell'acqua usata in cucina è comunque buttata (oltre il 70%, per esempio nella cottura della pasta, nelle bolliture, etc) è ragionevole pensare che ci vogliano 30-50 litri di acqua per persona per assumere i nitrati assunti mangiando un etto di insaccato. È bene quindi non farsi prendere da falsi allarmismi, ma valutare l'eventuale installazione di un impianto ad osmosi inversa principalmente per un fattore di comodità e di costi ridotti nel lungo periodo.
     C'è da sperare, tuttavia, essendo in Italia, che qualche commerciante non somministri acqua del rubinetto senza depuratore e spacciandola per tale o che lesini sulla manutenzione (controllo e sostituzione dei filtri) sempre per risparmiare a danno nostro.

 
 
 
 
 
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