Il mese scorso mi sono soffermato su una lettura... parrocchiale. Ora voglio approfittare di un paio di articoli di prima pagina del Corriere della Sera e precisamente delle rubriche "Pubblico & privato" che ogni lunedì invitano a riflettere su temi di carattere psicosociologico, sempre di grande interesse. Alla ricerca di spunti su quella saggezza popolare che titola la mia rubrica in Infobergamo.it, nei due articoli dell'11 e 18 luglio scorsi, ho trovato alcuni passi che avvicinano le analisi dello studioso Alberoni, di cui riporto alcuni passi che mi hanno colpito, alla saggezza popolare.
Nel brano "È l'eros che scalda il viaggio di coppia della vita" ad un certo punto scrive "... Ma noi non ci troviamo in una situazione molto diversa [rispetto agli animali...] nella società. Se ci viene qualche dubbio prendiamo come esempio la vita dei grandi uomini, quelli ricordati dalla storia. E ci accorgeremo che è stata una continua lotta, fra incomprensioni, ostacoli, tradimenti. Apriamo un libro di storia e leggiamolo tutto di seguito. Troveremo solo un succedersi di guerre, leghe, alleanze, discordie e nuove guerre. Già la semplice sessualità, il semplice erotismo, in questo quadro di tensioni, ci appare un'isola felice, perché la gente non si riunisce per lottare, ma per darsi piacere. E l'amore è l'unico momento in cui noi abbassiamo le armi, cessa la paura, cessa la lotta, cessa la sfiducia e ci abbandoniamo indifesi come il bambino nelle braccia della madre. Non solo, desideriamo il bene dell'altro ancora più del nostro bene. All'interno del recinto incantato del nostro amore assaporiamo il piacere dell'innocenza del paradiso terrestre dove è bandito ogni male..."; però, nonostante il proverbio dica che in guerra ed in amore tutto è lecito..., spesso oggi vediamo naufragare amori che sembravano eterni...
Nel brano "La vanità di chi cerca solo l'ossequio degli altri" afferma: "Le persone veramente grandi sanno di valere[...] Tutti gli esseri umani, ce lo ricorda Hegel, hanno bisogno del riconoscimento degli altri [...] Tutti, indistintamente, desideriamo essere bravi, ammirati, eccellere sugli altri, essere i primi. Ma la persona sana di mente, ancorata al principio di realtà, riesce a fare comparazioni obbiettive, ad avere un'idea delle proprie reali capacità. Ci sono soltanto due tipi di persone che non lo fanno: il matto e il vanitoso..."; ma, ancora, il proverbio popolare ricorda che "Chi 'l ga mia antadur al se anta des per lur..."