Leggere e capire un'opera d'arte senza l'ausilio della vista, come è obbligato a fare un non-vedente, questa è stata la finalità della mostra. "L'arte nel buio", "Provate a chiudere gli occhi, ora con le vostre mani toccate le sculture", così recitavano alcune didascalie su pannelli bianchi. Sono state programmate visite guidate bendate con tanto di bastone bianco per catapultare nel mondo delle tenebre anche chi, per fortuna, ci vede benissimo, per cambiare il senso di percezione dello spazio circostante e di un opera d'arte, affinando il tatto e amplificando gli altri sensi. Le opere esposte con un allestimento di qualità, con tanto di didascalia in braille, rappresentano buona parte del panorama artistico autoctono e le più eterogenee tendenze artistiche ad esso connesse. Per citare solo alcuni artisti presenti nella collettiva, si passa dai classici Ajolfi, Cattaneo, Manzù e Meli per giungere a scultori di generazione successiva ma operanti sempre nel solco della figurazione: Riva, Previtali, Defendi e Guidotti, fino ai più concettuali ed astratti Benaglia, Lussana, Bianco e Prometti, per arrivare ad alcuni giovani come Ardrizzo, Di Gennaro e Assembergs per tutti.
L'occasione è certo interessante per valutare artisti e scultori che fuoriescono dai loro studi per aprirsi alla città, alcuni piccoli eroi, pionieri che |