Allorché si discorre di pregi e difetti di Bergamo, non si può negare, come credo sia unanimemente riconosciuto, che la qualità della vita, sottolineo in senso lato, sia superiore rispetto ad analoghe realtà nazionali ed anche regionali. Il circoscritto ambito urbano, coniugato ad una dimensione a misura d'uomo, permette alla città orobica di consacrarsi quale piccolo Eden in una selva di limitrofi quanto degradati contesti ambientali, autentiche succursali delle inquiete aree metropolitane. È paradossale osservare come, nel corso di un decennio, i territori cittadini abbiano subito evidenti metamorfosi che non sono state adeguatamente sostenute, tanto per ribadire concetti già espressi, dalle singole Amministrazioni, le cui inerzie hanno trovato terreno fertile anche nel colpevole lassismo della popolazione residente.
Per quanto concerne Bergamo è singolare che l'Amministrazione pianifichi una molteplicità di interventi, quali per esempio la crescente pedonalizzazione urbana, la sempre più ampia limitazione della circolazione veicolare nel territorio cittadino, la lottizzazione dei terreni a scopo edificatorio, l'individuazione di aree per insediamenti commerciali e via dicendo, ed ometta di rivolgere la dovuta attenzione agli aspetti di maggior impatto sociale. Adeguare la città alle abitudini collettive che mutano ed alle necessità che ovviamente vi si accompagnano, ricade sicuramente tra le finalità di una sana ed operosa amministrazione, e quindi ben vengano gli studi, le verifiche, le valutazioni ed anche gli esperimenti che siano propedeutici all'obiettivo di migliorare i servizi; diventa, però, motivo di censura la disattenzione del governo cittadino quando questa si reiteri e spinga ad ignorare situazioni che suscitano allarme sociale.
Negare l'evidenza di un allarme, seppur ancor in fase poco più che embrionale, equivale a disconoscere ufficialmente l'esistenza di fenomeni che, da episodici, sono in predicato di diventare degenerativi. Professarsi civili spinge doverosamente coloro che amministrano la "cosa" pubblica a far rispettare le regole nella loro generalità, sanzionando ogni comportamento in contrasto con le norme che disciplinano il vivere in comunità. L'Italia, e quindi anche Bergamo, sembrano però peccare nell'affermare quel principio alla tutela che dovrebbe accomunare l'intera popolazione nel rispetto delle regole.
Bergamo sembra non aver ancora percepito le contraddizioni generate da una società multietnica in costante crescita e che ha stabilito, complice la lontananza di coloro che dovrebbero vigilare, di dotarsi di un codice non scritto di autoregolamentazione urbana. se.