Un vecchio refrain musicale verso la fine degli anni Sessanta recitava più o meno così: "Luglio col bene che ti voglio mi hai fatto innamorar." ed ha fatto da colonna sonora alle vacanze di molti italiani, anche negli anni successivi. Luglio, il mese che per molti rappresenta l'approssimarsi delle tanto agognate vacanze. Chi ha già prenotato, chi ha optato per la formula della vacanza fai-da-te, chi sta ancora tergiversando sulla scelta della meta o ha deciso di tentare la formula last-minute e quindi conosce solo i giorni in cui partirà, ma non la destinazione. Per tutti, l'unico dato certo è comunque il periodo in cui ci si assenterà. Tante aspettative e speranze di riposo, divertimento, avventura e chissà, per i più giovani, magari anche di un incontro "galante" per la vita. Luglio. Il mese in cui i volontari cinofili e gattofili cominciano ad essere preoccupati per ciò che accadrà a cavallo tra la fine di questo mese e l'inizio di agosto. Ogni anno lo stesso sconcio: migliaia di cani e gatti che, dopo un anno di vita in famiglia, sono buttati in mezzo ad una strada perché i padroni possano trascorrere quei maledetti 10 o 20 giorni in relax e senza problemi o, meglio ancora, senza spese aggiuntive.
Uno sconcio, innanzitutto a livello etico, perché ciò che viene buttato in mezzo ad una strada non è un vaso sbeccato passato di moda, ma un essere vivente che di colpo, da una situazione "protetta" di vita agiata e sicura, si trova in un ambiente ostile, dove vengono a mancare innanzitutto cibo ed acqua garantiti, ovvero i requisiti minimi per la sopravvivenza. Le aree colonizzate dall'uomo non sono, infatti, zone dove pulluli la selvaggina e dove un cane o un gatto abituati a ricevere cibo in una ciotola possano mettere in atto strategie predatorie, di cui spesso non ne sanno nulla e per le quali sono totalmente inetti. Quindi, fame. Poi la sete, e siamo in estate, fa caldo, in certe giornate un caldo torrido. Gli animali si disidratano più velocemente dell'uomo e in città, o nelle prime periferie, non è certo semplice reperire acqua. Spesso gli animali abbandonati vagano alla ricerca di qualche roggia o canale d'irrigazione per abbeverarsi. scivolandoci dentro e non riuscendo più a risalire le ripide sponde in cemento, in parole povere morendo annegati. I meno fortunati, invece, rischiano di morire lentamente per disidratazione o colpo di calore. E i loro ex-padroni? Sono su una spiaggia assolata a cospargersi di creme solari e sorseggiare una bibita ghiacciata. Ovvio, dopo un anno di lavoro, il meritato relax!
C'è poi lo stress da abbandono, l'impossibilità di capire perché repentinamente siano venute a mancare tutte le certezze di un rapporto affettivo, quasi amoroso, con i propri umani di riferimento, dato che soprattutto il cane, animale sociale per eccellenza, non avrebbe MAI girato le spalle al SUO |