La sera del 15 novembre, per motivi poco interessanti, la scuola finisce prima del solito orario. Casualmente, mentre parlo con Walter, il mio vicino di banco, odo che Barbara è costretta a fermarsi comunque fino alle 22:30 per la mancanza di un treno che la porti a casa prima. Immediatamente mi rivolgo a lei, dopo aver chiesto il consenso a Walter il quale viene sempre a casa con me, per proporle di accompagnarla al suo paese. Mentre le spiego la mia intenzione mi segue attenta, ma appena intuisce il concetto della mia idea esclama un sì prolungato, senza nemmeno farmi finire la frase, trattenendo un salto e accompagnando il tutto con un sorriso mai visto sul suo viso finora; impaziente, gioiosa, si affretta a prendere il cappotto e la cartella per seguirmi. Naturalmente è inutile commentare il fatto, essendo evidente dal suo comportamento che l'incontenibile felicità ostentata deve avere una motivazione, la quale non può essere certo dovuta all'idea di arrivare a casa mezz'ora prima. Mentre ci rechiamo all'auto tutti e tre, Barbara mantiene il distacco tipico di chi è imbarazzato o non sa come comportarsi. Purtroppo questa sera ho l'automobile di papà, perché la mia vettura ha un'anomalia.
Io voglio essere sicuro della sua scelta e più volte ribadisco la condizione di accettare a patto che le faccia piacere, ottenendo sempre una risposta positiva ma non conforme all'espressione del suo viso. A questo non so dare una spiegazione.
Nonostante il paese in cui abita sia nella direzione opposta rispetto a casa mia e percorra quaranta chilometri in più del solito, il mio gesto è puramente amichevole, contrariamente alle apparenze. Quando sono amico di una persona faccio questo ed altro, ovviamente non con tutti, ma solo con quegli amici a cui mi sono affezionato e mi contraccambiano con amicizia e sincerità, come Walter, Vanni, Luisella e Barbara; gli altri li considero amici ma non così stretti, quindi non possono usufruire di questi privilegi.
Intrapreso il cammino per Pontida, il paese di Barbara, io e quest'ultima iniziamo una piacevole conversazione e siamo così coinvolti l'uno dall'altra che Walter viene dimenticato, come se non fosse in auto con noi. Inoltre ella mostra particolare interesse per me, facendomi una notevole carrellata di domande, ma non solo, è evidente che è felice e trovo anche il modo per farla ridere e divertire maggiormente, più di quanto sia mai riuscito a scuola. L'unico dispiacere di questo viaggio è che, a causa della poca luce che filtra nella vettura, non posso contemplare la sua bellezza, in questo momento poi alquanto accentuata dalla sua euforia che percepisco mentre parla. Forse è già cambiato qualcosa in me,
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