IL MONUMENTO AGLI ALPINI
                                 di Graziano Paolo Vavassori

     Domenica 24 febbraio 1956 si tenne una delle numerose assemblee che la sezione Alpini di Bergamo organizzava, nella città, per i propri associati. In quell'occasione, di fronte all'allora Sindaco di Bergamo, l'Avvocato T. Simoncini, si discussero con la consueta serietà e compostezza, tre relazioni e due proposte, una delle quali, presentata dal Maggiore Vittorio Galimberti di Scanzorosciate, sondava l'opportunità di erigere in città un monumento all'Alpino.
     Da alcuni anni ventilava l'idea di costruire un opera d'arte destinata ad esaltare il valore alpino della gente bergamasca. Alcuni parlavano di un monumento da innalzare nella piazza di fronte all'Istituto Tecnico Commerciale "Vittorio Emanuele II". Altri avrebbero visto volentieri realizzarsi una imponente scalinata, che avrebbe unito città bassa con quella superiore partendo suppergiù dal monumento alla M.O. Antonio Locatelli. Sui gradini si sarebbero incisi i nomi dei caduti bergamaschi e dei battaglioni, con particolare riguardo a quelli che hanno meritato la medaglia d'oro, dato che Bergamo è stata la provincia più decorata d'Italia.
     Anche se in quell'assemblea ancora non era chiaro cosa si sarebbe potuto realizzare, l'idea di progettare qualcosa che rappresentasse l'opera degli alpini di

Bergamo venne accolta con scroscianti applausi. Inoltre l'Avvocato Simoncini assicurò il pieno consenso dell'amministrazione comunale e consigliò di indire, in occasione dell'inaugurazione, un'adunata nazionale.
     Il rendez-vous del 14 febbraio 1957 si concluse con il massimo entusiasmo e con queste parole: "facciamo in modo che l'iniziativa venga bene accolta ed aiutata.

Avremo così placato le ombre dei nostri Caduti spesso dimenticati e lasceremo ai figli dei nostri figli il ricordo di una pagina di gloria e di sacrificio".
     Nei mesi seguenti, durante vari altri incontri, venne stabilito che si sarebbe costruito un monumento in una posizione in cui maggiore era l'affluire della gente, dove il forestiero iniziava a scoprire le bellezze di Bergamo, quindi certamente nella parte nuova della città, "nelle vicinanze di opere antiche e