Vi è poi un risvolto poco conosciuto di questo tipo di truffa. Per il phisher, infatti, la cosa difficile non è tanto prendere i soldi, ma farli sparire e non essere identificabile. È infatti di tutta evidenza che, se si limitasse a effettuare un bonifico dal conto del derubato al proprio, nel giro di pochi giorni si troverebbe con le forze dell'ordine che bussano alla porta. Egli ha dunque la necessità di movimentare quanto più è possibile il denaro, facendolo girare su una molteplicità di conti correnti di diverse persone prima di convogliarlo all'estero. A questo punto interviene un secondo tipo di "pesca". Il truffatore invia un altro genere di messaggio, camuffandosi da serio imprenditore finanziario in cerca di collaboratori. E-mail che offrono un lavoro facile, a domicilio, che impegna non più di un'ora al giorno e richiede solo un computer, promettendo guadagni più che allettanti, convincono molte persone a rispondere. La collaborazione richiesta è semplice: bisogna dare la propria disponibilità a ricevere, in qualità di fiduciari, dei bonifici sul proprio conto corrente, trattenendo gli importi fino al momento di trasferirli ad altri conti, secondo le istruzioni impartite di volta in volta dal datore di lavoro. Il guadagno consiste in un fisso mensile o, più spesso, in una percentuale sulle somme movimentate.
     In cosa consiste il danno? Non è per niente evidente, ma può essere ben peggiore di quello patito dai derubati: un'incriminazione per riciclaggio. Tale reato viene commesso da chi sostituisce o trasferisce denaro proveniente da delitto o compie operazioni dirette ad ostacolare l'identificazione della sua provenienza delittuosa. Quando un phisher viene a propria volta "pescato" dalle forze dell'ordine, tutta la sua rete di intermediari viene coinvolta. La pena prevista va da quattro a dodici anni di reclusione, oltre a una multa da mille a quindicimila Euro. Abbastanza da far rimpiangere di non aver scelto un lavoro più faticoso. È ovvio che i collaboratori avranno la possibilità di dimostrare la propria buona fede e di non aver avuto idea di cosa stessero facendo in realtà. Tuttavia, potranno sfuggire alla condanna, ma non al processo e a tutto ciò che comporta (segnalazione del procedimento nel registro dei carichi pendenti, spese legali, stress psicologico di non poco conto).
     Dunque, attenzione a chi vi vuole derubare, ma anche a chi promette guadagni troppo facili.
     Per eventuali chiarimenti ed approfondimenti potete scrivere alla redazione oppure contattarmi direttamente tramite la mia e-mail:      avv.gmparisi@tin.it

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