I tre riescono a proporre una grande musicalità interpretando brani composti da loro stessi, con un Salis che alterna il pianoforte e la fisarmonica, un Fresu che alla consueta bravura alla tromba accosta dei dialoghi con il filicorno e un Di Castri che con il suo contrabbasso contribuisce a dare una forte dinamicità all’esibizione del trio. Il pubblico apprezza il gioco sonoro che si crea fra i tre protagonisti e lo testimonia subissandoli di applausi.
L’atmosfera cambia completamente quando sul palco sale Roscoe Mitchell con il suo quintetto. Quella che viene proposta è una musica estremamente complessa, fatta di un fraseggio incessante, densa di momenti di estrema tensione, che trasmette una forte inquietudine. Lo stile è quello degli Art |
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Ensamble of Chicago, di cui Roscoe è una delle colonne portanti, con una musicalità forse troppo legata alla rilettura del proprio passato. Il pubblico appare imbarazzato, qualcuno, forse anche a causa della tarda ora, abbandona la sala anzitempo, i nostalgici del vecchio jazz rimangono invece incollati alle poltrone incantati dalla complessità della musica “multistrato” proposta da Roscoe e gli tributa il meritato successo.
Per noi di Infobergamo.it il festival finisce qui, speriamo che in occasione |
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della prossima edizione ci venga data la possibilità di assistere all’intera manifestazione e soprattutto ci venga concessa la possibilità di realizzare anche le immagini fotografiche, affinché i nostri affezionati lettori possano avere il piacere di godere di immagini “esclusive” e non solamente di quelle forniteci dall’ufficio stampa. |
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