In realtà è dall’inizio che pensiamo al contenuto, tant’è vero che abbiamo forzato i progettisti a seguire le nostre esigenze. Pensate che fino a due anni fa si sorrideva quando si sentiva parlare di nuovo ospedale: chi lo vedrà? Gli operatori sanitari erano scettici. Adesso invece dicono: voglio vedere il nuovo ospedale e trasferirmi là.”
Nelle parole di Salmoiraghi si legge entusiasmo ed orgoglio. “Avete mai visto il cantiere dell’ospedale dall’interno?” Ci chiede, “da fuori non sembra molto grande, ma vi assicuro che dall’interno fa tutto un altro effetto, mette i brividi.” Il Papa Giovanni XXIII, questo il nome, si estenderà su una superficie di 320.000 mq. Sarà pronto nel 2009: una realizzazione in tempi record, che vede impegnati duecento operai ogni giorno da quando è stata posata la prima pietra, a luglio del 2005.
Questo grande cantiere, secondo alcuni, è arrivato tardi, dopo una progettazione di tre anni: sembrano troppi per un progetto dicono. “Secondo me,” ci risponde, “queste persone non sanno quel che dicono. Il progetto esecutivo è in scala 1:50 dove viene disegnata ogni stanza e luogo dell’ospedale, con la posizione esatta di ogni oggetto all’interno, dalla presa elettrica al tasto d’accensione. Pensate che una sala operatoria ha circa trenta prese per ogni letto e vi accorgerete della complessità del progetto.” Sono dettagli, soprattutto se paragonati alla grandezza del resto; per arrivarci bisogna aver pensato tutto nei particolari. “Solo attraverso un progetto esecutivo ben fatto si riescono a rispettare i tempi di costruzione,” ci fa notare, “quindi tre anni sono il tempo giusto.”
Il bilancio del direttore sanitario, al momento, è positivo. “Lo dico sottovoce, ma per come abbiamo lavorato, siamo convinti che questa è un’esperienza ben costruita. Siamo fiduciosi.”
Salmoiraghi si abbandona ad una nota personale: “Questa è un’esperienza che, se gli dedichi tempo, voglia ed energia, ti appassiona fino allo spasimo." |
