una specie di albergo (appunto), dove i pazienti vengono aiutati, ma sono liberi di uscire quando vogliono, rispettando degli orari, e di recarsi dove desiderano. Appare chiaro che per persone che stanno cercando di risolvere gravi problemi di dipendenza da alcol, avere a due passi un’intera fornitura di alcolici vari è una tentazione molto forte, che può compromettere il processo di riabilitazione. Gli ex-tossicodipendenti non sono totalmente estranei al problema, poiché a volte tendono a sostituire la dipendenza dalla droga con altre dipendenze, inclusa quella da cibo o da alcol. Si potrebbe obiettare che i pazienti potrebbero cercare questi alimenti in qualsiasi altro market, tanto più che non hanno nessun obbligo di “vicinanza” alla struttura; ma si deve riconoscere che la presenza di un supermercato così vicino è una tentazione molto più pericolosa e presente rispetto ad uno più distante. Inoltre, dal punto di vista dei principi, la costruzione di un market limitrofo ad una casa di cura è deprecabile e fa sorgere domande su quanto la sensibilità a Bergamo sia un dato di fatto, assorbito da tutti, e su quanto sia, invece, una serie di parole poco considerata o, peggio, un adeguamento ad una corrente generale.
Il problema delle dipendenze, tuttavia, dovrebbe richiedere molta più attenzione: considerando solo l’alcolismo, a Bergamo il 10-15% della popolazione di città e provincia ha problemi d’alcolismo, mentre 750.000 abitanti, il 75% della popolazione, sono bevitori moderati. Un supermercato vicino ad una casa di cura non aumenterà o diminuirà queste cifre ai fini statistici, ma è un segno negativo che fa riflettere. |