Ciò non toglie che il suo talento cristallino e straordinario rivelatosi con la sua prima tardiva esposizione pubblica a Brera nel 1838, raccomandato dal bergamasco Conte Guglielmo Lochis, ha prodotto capolavori che visti da vicino tolgono davvero il fiato, basta recarsi un giorno all'Accademia Carrara dove se ne possono osservare moltissimi e di straordinaria qualità. La critica italiana lo ha talvolta mortificato e confinato al ruolo di artista istintivo e solitario, conosciuto e riconosciuto nella sola Lombardia se non addirittura nel territorio bergamasco dove gode di ottima fama e credibilità. In effetti se si esclude la grande antologica del 1909 organizzata dal Ciro Caversazzi a Milano, Palazzo della Permanente, si sono svolte numerose mostre nel corso del Novecento e tutte |
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nella nostra città, a parte quella di Varese del 1952, e nessuno storico dell'arte italiano è riuscito, finora, ad esportarlo ed imporlo come meriterebbe sul piano internazionale.
Quest'ultima mostra che si aprirà a Cremona avrà un comitato scientifico inattaccabile di notevole livello: oltre ai già citati Giovanni Valagussa e Mario Marubbi ci saranno Fernando Mazzocca, curatore delle più importanti mostre |
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dell' Ottocento italiano fatte negli ultimi dieci anni, Pierluigi De Vecchi, autore del Catalogo ragionato del Piccio uscito nel 1998, e la collaborazione di ottimi storici dell'arte specialisti dell'Ottocento come Renzo Mangili, Maria Piatto e Bernardo Falconi.
Sarebbe fondamentale promuovere la mostra del Piccio a livello internazionale e in grandi città per sdoganare finalmente un artista che merita di essere consacrato come il più grande pittore italiano della seconda metà dell'Ottocento e confrontarlo una volta per tutte e senza remore con i grandi pittori romantici europei, altrimenti si corre il rischio di confinarlo definitivamente come fenomeno di interesse settoriale e locale: un vero peccato!
cristiano.calori@fastwebnet.it |
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