LA POLITICA DEI TRASPORTI È LA VERA INCOGNITA DEL PAESE
                                 di Pierluigi Piromalli

     Da tempo si impone spontanea una domanda: quanto è realmente competitiva l’Italia rispetto al resto d’Europa allorché si discorre di trasporti terrestri e aerei? Mentre in Europa si pianificano strutture, si programmano servizi e strategie, si ampliano le offerte all’utenza, in Italia che cosa succede? Da una parte si litiga in Parlamento per lanciare la ciambella di salvataggio alla moribonda Compagnia di bandiera aerea, Alitalia, la quale contrae perdite quotidiane con una facilità imbarazzante, ma che, in virtù di un non ben definito progetto politico, deve a tutti i costi sopravvivere pompando aureo ossigeno dalle risorse della collettività; dall’altra, ci si bea del fatto che sono in fase di avanzata realizzazione i lavori per l’agognata Alta Velocità ferroviaria sulla dorsale tirrenica Milano-Napoli, ignorando la complessiva condizione delle infrastrutture a livello nazionale.
     Mente i cugini d’Oltralpe continuano a macinare record di velocità su rotaia con i loro invidiabili TGV e a consolidare tratte nazionali ed internazionali, nel Belpaese non si contano più i cronici ritardi accumulati dai treni a media e lunga percorrenza, senza tralasciare le note dolenti del trasporto regionale su rotaia. I problemi tecnici, sempre più oscuri e incomprensibili all’utenza, condizionano orari e marcia dei convogli esponendo i viaggiatori ad imprevisti e a lamentele a getto continuo. Scorrendo le cronache nazionali, i giorni di ordinaria follia ferroviaria e aerea sono sempre più frequenti. Il governo, che pare in perenne stato comatoso, continua, nel frattempo, a spalleggiare Alitalia nella speranza che le perdite improvvisamente si traducano in utili e, quindi, la Compagnia, come l’Araba Fenice, possa magicamente risorgere dalle proprie ceneri, senza tener conto dei pesanti oneri spalmati sulla collettività.
     Inoltre, v’è un altro argomento stucchevole che evidenzia la mala fede dell’esecutivo, ovvero l’annunciato ridimensionamento del ruolo di Malpensa, celebrato hub aeroportuale del nord Italia, che per anni è stato oggetto di saccheggio mediatico al fine di prospettare all’opinione pubblica chissà quali benefici. Ovviamente il pasdaran Formigoni si è subito scagliato contro la dabbenaggine del Governo, accusandolo di manovre suicide e pregiudizievoli per tutto il bacino settentrionale del Paese oltre che per i ridimensionamenti occupazionali che tanto preoccupano i sindacati, ma se Alitalia piange, Trenitalia non ride. L’Ente Ferrovie ha programmato il suo atteso rilancio facendo leva sull’Alta Velocità, ma dimenticando che la vera forza propulsiva del servizio è altresì costituita dalla riqualificazione dell’intera rete ferroviaria esistente e dal rafforzamento dell’intermodalità su rotaia che trova ostacoli corporativi e burocratici. Le Ferrovie, di fronte al cronicizzarsi dei disservizi, in

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