QUARTO POTERE MEDIATICO
                                 di Pierluigi Piromalli

     L’Italia contemporanea, avvitata intorno ai molteplici problemi economici, sociali e strutturali, è ostaggio di una informazione subdola e colpevolmente fuorviante, che ormai si è autoproclamata, quasi per diritto acquisito, giudice supremo ed organismo di controllo della società globale. Giornali e televisioni, coesi nel travolgere l’opinione pubblica con notizie quasi sempre dirompenti, diffondono sistematicamente informazioni manipolate che, grazie all’invasivo impatto mediatico, generano consensi collettivi riuscendo addirittura a celebrare processi ancor prima che essi giungano nelle aule dei Tribunali.
     È imbarazzante assistere a questo rito che quotidianamente si consuma sotto la luce dei riflettori televisivi e sulle colonne dei quotidiani, rendendo succubi spettatori e lettori spesso incapaci di cogliere sfumature, contraddizioni ed anomalie di un’informazione eccessivamente spudorata. Si assiste, pertanto, ad autentiche crociate abilmente costruite ad arte per consolidare o spostare consensi, per determinare placet elettorali, per diffondere timori e paure, per rafforzare il confronto su tematiche quasi mai prioritarie ma date in pasto ai commediografi della politica. I mass media, alchimisti della disinformazione e prestigiatori della persuasione, gestiscono con indiscutibile abilità l’universo delle notizie ed hanno la capacità di seminare il morbo del terrore diffondendo allarmi rossi, bellicosi ultimatum, sinistri presagi di epidemie e pandemie, di evocare auspici di libertà per qualche popolo oppresso da oscure tirannie, di richiamare le coscienze ad una solidarietà collettiva magari sostenuta con il ricorso a non sempre trasparenti organizzazioni transnazionali.
     Una ponderata riflessione conduce ad una inevitabile constatazione: la comunicazione, roccaforte della società di massa e dell’opulenza collettiva, elabora teorie, rapisce le volontà, cattura i gusti soggettivi trasformandoli in messaggi pubblicitari ed alimenta un sistema che si auto-genera e che trascina l’opinione pubblica nelle vaste aree del consenso pianificate dai grandi burattinai. La legittimazione di questa astuta forma di controllo culmina, poi, in quello che apparentemente sembrerebbe tutt’altro che un fatto socialmente pericoloso, ovvero l’“innocuo” spettacolo di evasione, autentica quinta colonna (armata!!) della comunicazione mass-mediatica.
     Qualche esempio? I “Reality show”, queste oasi di disimpegno dove regnano, in forme spettacolarizzate, le materie più disparate, dalla filosofia alla sociologia

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