LOREDANA BECHERINI VINCE IL
PREMIO DELLE ARTI PREMIO DELLA CULTURA 2008

     Lei si guarda intorno. La sala è piccola e non riesce a contenere i molti convenuti. Ma lì accanto si apre un vasto salone adorno di specchi e dipinti e dalla porta si affacciano quelli che non hanno trovato posto all’interno. Davanti a lei un lungo tavolo dietro cui siedono le autorità: al centro il presidente del Premio, l’unico di cui sia indicato il nome su un cartello posto davanti a lui. Sulla parete alla sua destra spicca un grande ritratto di un ignoto personaggio dall’aria autorevole: si domanda con curiosità chi sarà mai.
     Lo splendido Palazzo Serbelloni, nel centro di Milano, sede del Circolo della Stampa, è lo scenario in cui si svolge la manifestazione. È arrivata accompagnata da parenti e pochi amici, si è seduta in prima fila e attende, apparentemente tranquilla ma con una punta, dentro, di euforica apprensione, che la cerimonia inizi. Ripensa a quando scriveva versi che poi nascondeva o cestinava, sicura che fossero senza valore. Ma un giorno le era successa una cosa nuova.
     Nevicava. L’accecante riverbero della luce sulla neve le penetrava dentro, si addolcì nella mente convertendosi in parole, si tradusse in versi che fissò sulla carta, che timidamente mostrò ad una persona che lei sapeva competente di poesia, fingendo che fossero parto di qualcun altro. Il giudizio fu positivo e fu così che lei liberò la sua vena poetica.
     Ora non nascondeva più le sue poesie, le pubblicava nei siti letterari in internet e i commenti che riceveva erano molti e positivi. Ogni tanto qualcuno le diceva: “Perché non pubblichi?” Ma lei pensava: “Non sono Montale e Mondadori non sa che farsene di me. Né d’altra parte sono disposta ad accollarmi una pubblicazione a mie spese solo per il narcisistico piacere di vedere le mie liriche stampate su carta.” Ma gli altri insistevano e suo fratello, soprattutto, la spinse, offrendole l’opportunità di pubblicare in una edizione d’arte: un’occasione alla quale non poteva voltare le spalle.
     Il volumetto veniva distribuito gratuitamente a chi se ne mostrava interessato: a lei importava solo che gli altri leggessero le sue opere, che si specchiassero nelle sue parole, riconoscendosi nelle emozioni, labili, passeggere, impalpabili, negli attimi, nelle sensazioni, nei turbamenti, nei fremiti, nelle paure, nei desideri che lei imbrigliava nella magia delle parole e dei versi.
     Le emozioni avevano da sempre segnato le tappe della sua vita nei suoi

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