TREVIGLIO: CITTADINI SENZA DIRITTI POLITICI
                                 di Roberto Fabbrucci

     Caro Direttore, stiamo festeggiando la Liberazione, canteremo "Bella Ciao" e il dibattito sulla stampa nazionale si accenderà sui valori derivanti da quella data lontana: la libertà, la sovranità popolare, la democrazia, la partecipazione. Intanto a Treviglio io e altri migliaia cittadini siamo privati di parte dei nostri diritti politici. Possiamo votare (ma su di una lista bloccata) e non possiamo partecipare a comporre la lista, non solo quella a livello nazionale, ma neppure quella a livello regionale, provinciale o cittadina. A livello locale, per poter essere in qualche modo rappresentati, dobbiamo inventarci un simbolo ed una lista.
     Ma questo è il meno. Dal 17 Marzo 2002 il partito di maggioranza relativa non convoca una qualsiasi assemblea degli iscritti e il direttivo di sezione non è convocato dal Maggio del 2004. Questo significa che un terzo dei trevigliesi deve forzatamente adeguarsi alle scelte dell'unica persona delegata nel 2002 a guidare un gruppo dirigente, ma che da allora ha concentrato nelle sue mani ogni potere, se pur con l'avallo dei dirigenti provinciali e regionali.
     Ma l'estromissione di un terzo della popolazione dalla partecipazione e l'impossibilità di costruire una dirigenza e una militanza politica per il futuro della città, sono ancora il male minore. Il problema reale è che i valori della resistenza non interessano a nessuno, altrimenti qualcuno avrebbe risposto in questi mesi alle lettere d'allarme da me inviate su questo argomento.
     Capirà dunque, caro direttore, che mi sento come un astronauta che torna sulla Terra dopo un viaggio durato decenni. Rivede le bandiere e tutti i simboli del suo tempo, ma poi nei fatti tutto è capovolto: i giornali, il sindaco, i pubblici amministratori, che una volta avevano come interlocutori il rappresentanti democratici del Popolo, oggi si confrontano con l'effige della democrazia lasciano fuori dalla porta la gente e i suoi rappresentanti.
     Si è capovolto il mondo o sono io che ho torto, come spesso accade?

 
 
 
 
 
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