QUESTIONE ALITALIA, EMBLEMATICO CASO NAZIONALE
di Pierluigi Piromalli
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Tra le contorte ed intricate situazioni al vaglio dell’attuale Esecutivo merita una separata ed articolata trattazione la questione Alitalia, grottesca vicenda che sintetizza l’ampollosa e contraddittoria filosofia che alberga nelle stanze del sistema politico nazionale. La compagnia di bandiera, come è noto, è stata ed è una gallina dalle uova d’oro che macina quotidiane perdite milionarie e che, come se non bastasse la già irreversibile condizione di “morte biologica” in cui versa, ama mettere a dura prova la pazienza di un’utenza investita da scioperi selvaggi e da cancellazioni senza preavviso di voli, in spregio ad ogni più elementare forma di tutela che dovrebbe assistere un servizio pubblico essenziale.
Sotto il governo Prodi Alitalia era in predicato di essere acquisita dal sodalizio Air France-KLM, progetto, però, avversato dall’opposizione, dai sindacati e dai lavoratori in quanto ritenuto lesivo degli interessi sia della compagnia sia del personale dipendente, parte del quale sarebbe stato considerato in esubero ed avviato, quindi, alle procedure di mobilità e di incentivi all’esodo. Dopo la parentesi elettorale ed i peana che hanno cominciato a risuonare nella piazze della nazione annunciando l’avvento di una nuova era politica, il governo Berlusconi aveva anticipato che Alitalia, costituendo patrimonio e risorsa nazionale di importanza strategica, sarebbe stata risanata accedendo ad un sistema di finanziamento nel quale imprenditoria ed istituti i credito nostrani avrebbero consentito il salvataggio del colosso in stato comatoso. Salutato con i favori dei media e dell’opinione pubblica, il piano, sventolato come uno spot pubblicitario, si proponeva di restituire agli italiani una compagnia competitiva e soprattutto non sottoposta ai capricci di proprietari stranieri e che inaugurasse la stagione “new age” del rilancio. Tra offerte prima formalizzate e poi ritirate e tra bellicosi ultimatum lanciati ai sindacati dei piloti, degli assistenti di terra, delle hostess e del variegato personale che occupa i posti più disparati all’interno della compagnia, si è assistito ad una pantomima che ancor oggi non pare avere fine e che appare più come un gioco delle tre carte che come la rappresentazione, seppur difficile, di una solida e credibile strategia commerciale.
La verità, al di là di tutte le considerazioni che la paradossale vicenda può suggerire, è che la questione Alitalia è gestita con dilettantismo politico e con
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