LA QUESTIONE MALPENSA
                                 di Pierluigi Piromalli

     La “vicenda Malpensa” è finita, nelle ultime settimane, sotto i riflettori dell’informazione nazionale e sta tenendo il Governo sulle spine, complice l’agonia della compagnia di bandiera, destinata ad essere acquisita, salvo rivoluzioni dell’ultimo momento, dal sodalizio dei cieli Air France – KLM, con la benedizione del duo delle meraviglie, Prodi - Padoa Schioppa. Anni di spot pubblicitari, di sventagliate promesse politiche e di proclami degli enti locali che hanno accompagnato la nascita dell’hub aeroportuale della brughiera, stanno culminando con il metaforico funerale di un’elefantiaca infrastruttura sulla quale sono stati rovesciati fiumi di finanziamenti e di risorse.
     Nell’enfasi del battesimo di questo importante sistema strutturale si era giunti addirittura ad ipotizzare la nascita di una vasta zona franca che avrebbe circondato l’aeroporto varesino, prospettando cambiamenti significativi nel tessuto sociale e territoriale della zona senza tralasciare l’impatto che l’indotto avrebbe generato nel breve e medio periodo. La lungimiranza politica, che è un optional sconosciuto alla classe dirigente e ai suoi astuti faccendieri in doppiopetto, si è sgretolata sotto l’onda d’urto della lecita aspettativa dell’opinione pubblica, consegnando al Paese la consapevolezza di una disarmante confusione che regna sovrana tra le istituzioni. Le liti tra governo centrale ed amministrazioni locali, come nel caso della Regione Lombardia e dell’Esecutivo, disegnano grotteschi scenari che rendono sempre più palpabile il disagio degli elettori verso il disastrato contesto politico, incapace di assumere decisioni ispirate alla conservazione di ruoli di primo piano e alla difesa degli interessi nazionali.
     Presumere che il binomio Air France – KLM, prossimo a farsi carico degli enormi indebitamenti della moribonda Alitalia, enorme scatola cinese all’interno della quale convergono i più disparati interessi collettivi e privati, ponga come prioritaria la scelta di favorire i due scali europei di Parigi ed Amsterdam ai danni di Malpensa è una conclusione lapalissiana fin troppo prevedibile e scontata anche per chi non è addentro alle questioni tecnico-poltiche. La decisione di lanciare la ciambella di salvataggio alla compagnia nazionale sacrificando gli interessi di Malpensa rappresenta una manovra suicida che non può essere giustificata solo in nome dell’apparente salvaguardia dei posti di lavoro il cui destino, comunque, è stato previsto nel piano di esuberi già virtualmente elaborato dal governo e dagli acquirenti.
     Il Governatore della Regione Lombardia non ha tardato a rivolgere strali a Prodi e ai suoi sodali, accusandoli di agevolare la concorrenza straniera nell’acquisizione di un fondamentale comparto del servizio di trasporto pubblico

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