CRISI DI GOVERNO E STRATEGIE ELETTORALI
                                 di Pierluigi Piromalli

     Da poche settimane è stato formalmente annunciato il decesso dell’esecutivo guidato da Romano Prodi e, con esso, la fine della XV legislatura della Repubblica Italiana, ultimo atto di una vicenda politica che, fin dal suo esordio, prospettava tensioni e lotte intestine all’interno di una coalizione frammentata ed assemblata senza troppa convinzione. Il tentativo di Marini, chiamato a formare un governo di transizione, ha avuto esito alcuno, tenuto conto che l’opposizione ha, da tempo, intonato il “de profundis” per Prodi e i suoi sodali. Fin qui si potrebbe pensare che il protocollo istituzionale abbia confermato né più e né meno la logica che, da sempre, ha animato le diatribe politiche nel corso della turbolenta vita della Repubblica ma, in realtà, la crisi di governo, più volte tamponata dall’intervento risolutivo dei senatori a vita, rappresenta in questo particolare momento storico l’occasione per coltivare efficacemente una delicata fase di passaggio che culmini con una nuova consapevolezza collettiva.
     Innanzitutto, incombe il limite dell’attuale legge elettorale che il governo uscente non ha saputo né voluto rivedere col rischio che le imminenti elezioni, fallito il tentativo di formare frettolosamente un esecutivo istituzionale, individuino una coalizione ancora debole, incapace di assumere i provvedimenti necessari per far fronte alle crescenti problematiche sociali ed economiche. Per ovviare a questo problema, i cui effetti finirebbero per confermare l’instabilità e conseguentemente l’ingovernabilità del Paese, si sono candidate due inedite coalizioni, il PDL e il PD, ovvero i due schieramenti che, attraverso rinnovate sponsorizzazioni politiche, dovrebbero attrarre i maggiori gradimenti dell’elettorato. Se queste neonate formazioni, sintesi allargate della CDL da una parte e dell’Unione dall’altra, dovessero intercettare i consensi massicci degli aventi diritto al voto ed ottenere una consistente fiducia numerica nei due rami del parlamento, si aprirebbe una nuova fase della politica italiana che imporrebbe interventi immediati non solo in tema di legge elettorale, ma anche in ambito sociale ed economico.
     A margine del duello PDL e PD e del patto elettorale che i rispettivi candidati premier avrebbero stretto o quantomeno abbozzato, si stanno definendo le strategie di altri partiti minori che, invece, non hanno aderito ai programmi delle due grandi coalizioni, ma che sembrano destinati a raccogliere le briciole del consenso collettivo e, quindi, a non incidere nei progetti di formazione del nuovo governo.
     Il Paese ha oggi più che mai bisogno di stabilità, che è il presupposto per garantire interventi strutturali in tutti i comparti dello Stato e per elaborare politiche efficaci in tema di salari e costo della vita. Le sirene omeriche, dopo le iniziali ed intriganti prospettive di larghe intese, non sembrano annunciare un

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