GLI EFFETTI DELL'ASSENZA PATERNA SULLO SVILUPPO DEI FIGLI
di Enrico Caruso
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Cosa succede quando il padre non esercita il suo ruolo? Cosa succede quando un padre è realmente mancante, o peggio ancora, quando diventa causa di disagio per il figlio? Quali sono le aspettative del ruolo paterno e quali sono i suoi doveri verso il figlio? Prima di affrontare gli effetti nefasti dell’assenza paterna, sarebbe opportuno rispondere sul ruolo positivo della figura paterna nello sviluppo del bambino e su come questa dovrebbe presentarsi in famiglia. Per rispondere a questa domanda faccio riferimento ad un articolo di Monica Manfredi et al. (1995) all’interno del quale si esaminano le attuali aspettative del ruolo paterno. Nelle conclusioni della ricercatrice, il padre ideale dovrebbe presentare le seguenti qualità: onestà, comprensione, amicizia, complicità, equilibrio, disponibilità di tempo e di attenzioni da dedicare ai figli.
L’assenza di un padre o le sue manchevolezze non passano inosservate agli occhi di un bambino. Secondo le ricerche di Marshall DB, English DJ e Stewart AJ (2001), gli effetti dell’assenza paterna producono depressione ed ansia, problemi comportamentali e presenza di violenza domestica. La ricerca di Dubowitz H (2001) suggerisce che il coinvolgimento del padre nella vita dei figli sia associato al buon andamento evolutivo dei figli, facilitando una maggiore capacità percettiva della realtà. Per questo autore, i bambini che avevano avuto un maggiore supporto paterno sviluppavano rilevanti capacità sociali e minor sintomi depressivi. Goncalves SD et al. (2001) hanno messo in evidenza la correlazione tra l’affettività vissuta con i propri genitori e sintomi depressivi e di ansietà. In questa ricerca è stata riscontrata la forte correlazione tra la scarsa affettività vissuta in passato con i padri e il rischio di depressione in età adulta. I padri “poco amati” risultano meno affettuosi delle madri. Tutto questo dimostra che il maggior coinvolgimento affettivo dei padri verso i figli diventa una condizione necessitante per una sana paternità che sarà vissuta successivamente con i figli.
Rispetto a quanto detto, sembrano invece paradossali le conclusioni di Jorm A. F. et al. (2003) i quali sostengono che nelle famiglie dove vi è un maggior coinvolgimento dei padri vi sono anche maggiori problemi coniugali: conflittualità emotiva, conflitti tra i genitori, separazione o divorzio, maltrattamenti.
In conclusione, il maggior coinvolgimento affettivo paterno non sempre è associato ad un minor rischio depressivo o di ansietà. Dove il padre è coinvolto
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