LA COMPAGNIA DEI CELESTINI
                                 di Stefano Benni

     Una banda di monelli bistrattati dai preti che gestiscono l'orfanotrofio in cui i ragazzini vivono, un dittatore tanto subdolo quanto potente, una misteriosa profezia che appare sui muri della città; se questi possono sembrarvi gli ingredienti del solito romanzo d'avventura a sfondo buonista, leggete "La compagnia dei Celestini" di Stefano Benni e ricredetevi.
     A Banessa, capitale dell'immaginario Stato di Gladonia, il potere è tutto nelle mani del ricchissimo Egoarca Mussolardi, un uomo la cui boria è tale che vive su un policottero, per non dover sottostare nemmeno alla democraticissima forza di gravità. Mussolardi spadroneggia su un Paese in cui le persone, irreggimentate da un apparato massmediologico volto a farne dei consumisti acritici, si picchiano per entrare in uno dei numerosi fast-food che servono i famburger, “deliziosi” panini ripieni di carne umana, e il nulla viene gonfiato ad arte per produrre eventi collettivi anestetizzanti. La corruzione dilaga, i funzionari di qualsiasi ordine e grado sono prezzolati da Mussolardi, i giornalisti tutti al servizio della sua dittatura culturale.
     A Banessa c'è anche un orfanotrofio, dedicato a Santa Celestina e gestito dal particolarissimo ordine degli Zopiloti, che ospita il gruppo di orfani più scaltro di tutta Guidonia. Tra giornate scandite da partite a calcetto e ribollenti pentoloni di cavolo diavolo, la fetida specialità degli Zopiloti, scorrono le giornate di Memorino Messolì, Luciano detto Lucifero e Bruno Viendalmare detto Alì, i componenti della Compagnia dei Celestini: formata inizialmente da sette bambini, la Compagnia si ritrova ridotta a tre membri, poiché quattro ne sono usciti per “decaduta orfanità” o, più spesso, “deceduto orfano”.
     Il protettore degli orfani e di tutti i reietti del mondo è il Grande Bastardo, un'entità non ben definita che, tra le altre cose, ha il potere di convocare ogni quattro anni, in un luogo segreto, il campionato mondiale di Pallastrada. Un giorno i tre superstiti della Compagnia ricevono una lettera dal Grande Bastardo in persona: è la convocazione al campionato. I tre ragazzi fuggono dall'orfanotrofio insieme alla misteriosa Celeste, una bambina probabilmente nipote della Santa patrona dell'istituzione. La loro fuga innesca una serie di comici inseguimenti: alle loro calcagna si metteranno Don Biffero, direttore dell'orfanotrofio, e lo strampalato Don Bracco, un vero “mastino di Dio” dotato di un fiuto infallibile per i piccoli orfani. Il segreto campionato di Pallastrada è un business che non sfugge nemmeno a Mussolardi, che incarica il giornalista Fimicoli e il suo

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