molti ricordi cari che aveva. Simon lo aiuta a ricordare. È il primo passo per ritrovare la strada della felicità.
     “Il tuo cuore è un gabbiano che vola libero nei cieli della vita. Lascialo andare senza paura, ti saprà condurre alla felicità.” A questo punto siamo giunti nel punto cruciale del libro. Qui c’è tutto il dolce succo dell’opera di Bambarén, qui c’è il vangelo del nostro cuore, il segreto della nostra felicità: “Ci siamo messi talmente sotto pressione per raggiungere il successo che abbiamo trasformato la felicità in una delle tante cose che dobbiamo possedere. Così la rincorriamo, confondendola con la ricchezza e il prestigio, senza renderci conto che chi ha già conquistato entrambe non è detto che sia felice.” Spiega Simon, che incalza raccontando che lui stesso ha commesso l’errore che tutti fanno di dire “quando avrò questo mi fermerò”, “quando avrò quello potrò tirare i remi in barca”, “questo è davvero tutto ciò che voglio”, ma appena si raggiunge l’obbiettivo si scorge altro che scatena nuove bramosie. Questa sete inesauribile si chiama “avidità”.
     Tutto ciò che si doveva apprendere lo si è già acquisito a questo punto della novella, quindi la lettura prosegue solo per la curiosità di conoscere come andrà a finire per i personaggi principali, John e Simon. Non vi sono altre figure in luce nel racconto, solo apparizioni, come accade spesso per la segretaria personale del protagonista, Sarah, o altri come Macalister, il suo probabile successore nella società.
     In verità, verso la fine del libro si comincia ad avere la nausea di buonismo e saggi consigli, ma ciò che, a mio parere, lascia un po’ a bocca asciutta è l’assenza totale di ciò che è più importante nella vita di una persona: l’amore. Va bene ricercare la felicità ed aiutare gli altri, ma nelle fondamenta della felicità c’è anche l’amore, gli affetti familiari. Di John Williams si conosce nulla della propria famiglia, né di una eventuale moglie, figli. Non se ne parla nemmeno del suo mentore, Simon. Insomma, due single che ci insegnano a vivere e a stare al mondo, certo, dopo essersi ben bene arricchiti. Comunque…
     È vero, per raggiungere certi obbiettivi di ricchezza, di posizione sociale, di pregio ed ammirazione, si perde di vista tutto ciò che conta e si smarrisce tutto il bello della vita per una disperata ricerca della felicità effettuata, tutti malgrado, nella direzione errata, ma in questo involucro immaginario e tanto più inviolabile chiamato società nel quale siamo obbligati a vivere è necessario comunque raggiungere un obbiettivo minimo, dopo di che si deve avere la forza e l’intelligenza necessari per fermarsi e prendersi tutto il resto. Lo conferma lo

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Bergamo, Graziano Paolo Vavassori, Recensione, Libro, L'onda perfetta, Sergio, Bambarén, Il delfino, Organizzazione Ecologica Mundo Azul, Vice-presidente