docente attraverso e-mail e, in un secondo momento, alla dirigenza del Politecnico: la studentessa, che ha dichiarato di non aver potuto frequentare le lezioni (controllo che non è mai avvenuto per gli altri, secondo l’articolo), deve sostenere prove d’esame diversificate rispetto agli altri… Chissà se questo Professorone (per altro non di ruolo, sempre secondo l’articolo) appartiene ad una famiglia di poveracci ed ha dovuto affrontare difficoltà nei suoi studi, magari sostenuto da lezioni private che non tutti potevano permettersi… ed abbandonavano gli studi, chissà se sa cosa sia lavorare e studiare… Per fortuna conosco molti Docenti universitari che non sono così e ritengo che personaggi del genere dovrebbero essere allontanati da ruoli educativi.
     Nella mia esperienza di studente lavoratore di tanti anni fa ho sempre cercato di frequentare il più possibile le lezioni; ricordo però che i docenti che chiedevano la firma di presenza erano, allora, i meno validi e probabilmente senza questo escamotage avrebbero avuto le aule vuote… Mi trova concorde (solitamente sono molto critico con le sue uscite) l’onorevole Di Pietro, che ricorda la sua carriera di studente lavoratore (anche se qualcuno mette in dubbio che abbia mai frequentato un’università… visto l’uso dei suoi congiuntivi e la struttura sintattica dei suoi periodi): “non solo si può (lavorare e studiare) (…) ma bisognerebbe fare i ponti d’oro ai ragazzi che riescono a studiare e mantenersi lavorando.(…) quelli sono i migliori perché invece di scaldare la sedia delle aule universitarie hanno fretta di dare gli esami. E poi lo studio è un diritto previsto dalla Costituzione, lo Stato provveda ad aiutare le fasce più deboli” (intervista su “La Stampa” del 22 luglio). Naturalmente, sempre secondo l’articolo, è triste anche la posizione da struzzo che assume la Dirigenza del Politecnico, la quale preferisce non prendere le parti di alcuno prima che l’esame orale (che chi ha frequentato non dovrà affrontare e a cui sarà sottoposta la studentessa lavoratrice) sia concluso.
     Auguriamoci che Eleonora non superi l’esame solo in seguito allo scalpore mediatico che ha suscitato e che comunque il professore si renda conto che comunque deve essere un “suscitatore” di entusiasmi culturali e non un “affossatore di sogni”, un giudice equo ed imparziale in sede d’esame nel valutare la preparazione e non la frequenza di un candidato (quanti begli asinelli sempre assenzienti sono diventati però assistenti di baroni universitari o ospedalieri nella nostra povera Italia!).
     Sinceramente ero partito per parlare un po’ dei poveri precari della scuola e dei loro problemi, ma la lettura di questo articolo mi ha spinto a cambiare soggetto della chiacchierata con Voi, cari lettori. Dei precari parleremo in seguito… tanto li troveremo ancora per molto.

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