conosciuto la popolazione di Goriano Valle, paese dell’Abruzzo dove si è concentrata l’azione di Ambulaclaun. I bambini erano entusiasti, appena vedevano i claun correvano loro incontro felici. Dal punto di vista emotivo è stato molto appagante, fare solidarietà e portare aiuto a persone così fortemente colpite dal sisma e vedere la gratitudine nei loro occhi è una cosa meravigliosa. Adesso, essi attendono con ansia l’arrivo dei claun, non solo i piccoli, anche i grandi…”
     Torniamo al parlare dell’associazione. C’è un progetto curioso, particolare, che avete seguito e che ti è rimasto nel cuore?
     “Personalmente, sono rimasto legato al progetto che ho visto nascere, dall’idea iniziale fino alla sua realizzazione, che è quello di Ambulaclaun:

all’inizio, quando ne parlavamo, io, Margherito e Pallino, ci guardavamo in faccia e ci sembrava un sogno impossibile, una cosa da matti… ma ce l’abbiamo fatta! Poi ricordo con affetto un bimbo, Matteo, che doveva andare in un paese lontano per farsi curare e servivano molti soldi, circa 120

mila euro, e per il quale ci siamo impegnati a fondo per aiutarlo. È stato l’embrione, il nucleo del Dna sul quale è nata poi l’associazione. Comunque, per me ogni progetto è importante, mi piace farmi coinvolgere dalle persone che cerco di aiutare. Quello che ti rimane nel cuore sono i sorrisi dei bimbi che hai aiutato e la gratitudine e riconoscenza che leggi negli occhi dei loro genitori.”
     Claunterapia in corsia d’ospedale. Quanto conta lì un sorriso?
     “Un sorriso conta già tantissimo fuori, dentro un ospedale conta molto di più perché il bimbo è costretto a stare in un ambiente che non è il suo. Per fortuna oggi non ci sono più le pediatrie di una volta, tutte grigie e tristi, ma gli ospedali sono allegri, colorati, con sale giochi e TV. Comunque il bimbo non è a casa sua e soffre. C’è poi l’impatto con gli estranei, i medici che gli fanno le punture e lo obbligano a fare cose che lo fanno soffrire. Quando un bimbo si distrae dal suo mondo di sofferenza e sorride…beh, si riempie il cuore, non solo del claun ma anche dei genitori, che sono felici perché vedono che il loro figlio si distrae, anche solo per dieci minuti, e sta bene. Il sorriso, poi, è contagioso, e con questo spirito si affronta meglio la malattia e la terapia. Noi dobbiamo andare lì con la
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