A PROPOSITO DI FUTURISMO E DI FUTURI FUTURIBILI…
                                  di Cristiano Calori

     “Perdonatemi se lo dico in questo modo, ma il dibattito sui grattacieli, abbiamo visto qualcosa di più insopportabile? C’è chi è ‘per’ e chi è ‘contro’ i grattacieli. Come se bastasse essere pro o contro la densità. Se andate a New York assistete forse ad un dibattito sull’altezza degli edifici? New York è una città assolutamente magnifica. I centri urbani sono in genere le zone più apprezzate e sono certamente i luoghi nei quali la densità è maggiore. Non difendo la densità per la densità, ma assimilare la qualità all’assenza di densità…” E ancora: “Ogni generazione, ogni epoca deve lasciare delle opere di architettura e, oltre alle realizzazioni, una filosofia dell’architettura.” Nicolas Sarkozy (Nîmes 13/01/2009).
     Dichiarazioni decisamente “futuriste” nel centenario del futurismo del più illuminato politico contemporaneo che nel discorso fatto a Nîmes ha parlato di Arte e Cultura, meticciato culturale, soprattutto ha anteposto la crisi morale e culturale a quella economica. Le parole di Sarkozy spero possano far breccia nei cervelli ingessati dei nostri politici ancora fermi a Peppone e Don Camillo o, peggio, a posizione precostituite e ideologiche, ma senza nessuna idea chiara

per il futuro. L’immobilismo dell’Italia (e in parte anche di Bergamo) sono a dir poco imbarazzanti se confrontati a queste affermazioni, un paese il nostro assolutamente privo di progettualità, coraggio e visionarietà, tutti elementi che hanno permesso il progresso del mondo.
     Parlare del futuro delle città nell’anno del centenario del futurismo significa citare per forza Filippo Tommaso Marinetti, estensore a Parigi del manifesto del Futurismo nel 1909, ed è interessante a tal proposito dare un’occhiata ai proclami di Marinetti di cent'anni fa: la sensazione è che sia quanto mai attuale. Reclamava “l'abitudine all'energia, alla temerarietà”: l'Italia attuale è il contrario esatto, è un

paese pauroso, arroccato nei privilegi, soffocato dalla mancanza “del fare” e chi ci prova fallisce. Marinetti voleva distruggere musei e biblioteche, per crearne di nuovi, è chiaro, mentre in Italia non solo si costruisce con difficoltà nuova edilizia culturale, ma si fa fatica anche a demolire ciò che è vecchio e inutile
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