PENDOLARISMO OROBICO: COME BESTIE IN GABBIA
                                  di Pierluigi Piromalli

     Le istituzioni locali cittadine, in primis Sindaco e Presidente della Provincia, hanno espresso serie preoccupazioni circa gli effetti degli ingenti investimenti effettuati, negli scorsi anni, per le infrastrutture territoriali, quali il raddoppio della linea ferroviaria Bergamo – Treviglio e il quadruplicamento della Treviglio – Pioltello, nodo che avrebbe dovuto offrire maggiori garanzie di razionalizzazione del servizio, soprattutto per l’utenza pendolare orobica. Con la recente inaugurazione della linea ad alta velocità tra Milano e Bologna, accolta festosamente dai media nazionali e sventolata come un vessillo dai vertici delle Ferrovie, si è levato un prevedibile moto di protesta da parte dei comitati dei viaggiatori, i cui lamenti continuano a rimanere confinati nel limbo della più totale indifferenza. Se, quindi, le celebrazioni per aver dotato il sistema ferroviario di un altro tassello sulla direttrice tirrenica Milano-Roma-Napoli si sono da una parte accompagnate a quelle, altrettanto pubblicizzate, della Stazione Centrale di Milano, rimessa a nuovo e prossima a diventare una stazione complementare ad un centro commerciale e viceversa, dall’altra nulla è cambiato per il vilipeso viaggiatore bergamasco, che quotidianamente è costretto ad assistere al rinnovarsi dei cronici ritardi e a sdegnarsi per lo stato di abbandono delle carrozze sulle quali poggia un po’ malvolentieri il proprio fondo schiena.
     Il discorso che, purtroppo, si accompagna a questa situazione di costante disservizio e che suona quasi come un luogo comune, sta nel fatto che senza una logica gestionale credibile non si potrà mai ovviare al problema del traffico veicolare che intasa incessantemente la rete autostradale, complice una disorganizzazione del sistema del trasporto su rotaia. Dirigenti apicali e figure di rilievo dell’ente ferroviario si perdono a dibattere questioni che accontentano solo l’immaginario collettivo e soddisfano una utenza limitata che percentualmente non rappresenta né può interpretare le necessità del viaggiatore-lavoratore pendolare. Costui è costretto a viaggiare su treni non più adeguati alle necessità reali sia in termini di servizi a bordo sia in termini di tempi di percorrenza.
     A Bergamo, basterebbe osservare la composizione dei convogli che entrano ed escono dalla stazione ferroviaria, almeno questa fortunatamente in predicato di rifarsi il look, per comprendere come il servizio sia eufemisticamente carente e come i referenti delle lamentele riescano a scaricare le responsabilità su

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