Questa apparente vivibilità ha indotto l’attuale amministrazione di centrosinistra a perdere di vista e a sottovalutare un problema che, sebbene sia lontano dall’enfasi di azioni che possano suscitare clamore nell’opinione pubblica, si fa comunque sentire soprattutto nel compimento di reati contro il patrimonio e contro la persona, fatti che agitano spettri di crescente preoccupazione tra la popolazione. Del resto, è evidente che i tanto decantati interventi preventivi e repressivi sventolati dall’Esecutivo e rivolti ad inibire pratiche di vagabondaggio, di clandestinità ed ogni forma più o meno organizzata di associazione criminale siano rimaste iniziative sporadiche quantomeno nelle piccole realtà, confermando la tipica tendenza nazionale di invocare provvedimenti estremi solo teorici per compiacere l’elettore.
     Così, l’intero comprensorio bergamasco non ha fatto altro che recepire questa volontà omissiva, continuando a mantenere un basso profilo di contrasto alla delinquenza, beandosi dello status di contesto di provincia lontano da inquinamenti e degenerazioni sociali e dall’attenzione morbosa che i media rivolgono verso le realtà metropolitane. In città Bruni, prossimo a giocarsi la ricandidatura a Palazzo Frizzoni, non ha dedicato, sotto questo aspetto, un’adeguata attenzione ad un problema in evidente crescita e che è stato inesorabilmente colto dall’occhio clinico della scienza statistica. Anche i comuni della bergamasca, salvo isolate e lodevoli iniziative locali partorite da qualche amministrazione più sensibile al tema, non hanno fatto granché per organizzare nelle proprie giurisdizioni operazioni di prevenzione, confermando la volontà di mantenere uno status quo tutt’altro che condivisibile dalla popolazione.
     Tentare, quindi, di giustificare una mancanza ormai chiaramente accertata, finirebbe per sembrare un esercizio di stile inutile e fuorviante a favore di una amministrazione i cui esponenti, forse in linea con le rispettive vocazioni e convincimenti politici e sociali, non riescono a far fronte ad un problema che continua ad essere osservato da una visuale periferica e in antitesi agli interventi, soprattutto preventivi, sollecitati dalla cittadinanza.
     Quest’ultima ha invece bisogno che le istituzioni vigilino per garantire quella tanto decantata qualità della vita che non sia solo espressione di redditività, di benessere economico e di servizi ma anche indice di un grado di civiltà e di maturità che si misurano attraverso il contenimento di quelle attività illecite che conducono alla progressiva degenerazione sociale. Se Bergamo riesce ancora a rappresentare un ambito non aggredito da metastasi criminali, ciò non vuol dire che l’amministrazione debba abbassare la guardia o ignorare episodi di allarme che, giorno per giorno, crescono tra l’indifferenza collettiva. Se Bruni vorrà conservare delle opportunità di riconferma, nonostante le sirene elettorali volgano verso altri lidi, occorrerà che elabori un piano duraturo ed attuabile che possa essere pienamente recepito e condiviso dall’elettorato.

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