potuto così riprendere a nutrirsi alla fonte di vita e di crescita rappresentata dalla sua mamma. Il progressivo affinarsi delle capacità della madre di comprendere i messaggi e i comportamenti della piccola, nonché di comunicare con lei sul piano delle emozioni, ha certamente consentito negli anni della scuola materna ed elementare il consolidarsi di un rapporto davvero speciale. Se, come avevamo detto, la metafora del Marciapiede usata dall’autrice è una personificazione, la conoscenza dei primi anni della sua infanzia ci permette ora di accogliere pienamente l’ipotesi che il Marciapiede sia una proiezione del sé infantile, corpo e pelle, dopo il fatto traumatico, di vedere nel Marciapiede quello stato di profondo impotente abbandono soggiacente il grande sforzo di vivere il quotidiano, aggrappata ad una mamma in realtà perduta.
     Questo excursus ci ha permesso di approfondire il contenuto simbolico della poesia. Ci siamo avvicinati ai significati più profondi, più personali in essa contenuti, mettendo in relazione lo scritto con un fatto importante e traumatico della vita dell’autrice. Se il caso non avesse voluto che io fossi a conoscenza di particolari importanti della sua storia personale, penso che la poesia mi sarebbe senz’altro piaciuta nel suo insieme, l’avrei apprezzata da un punto di vista intellettuale, ma quanto poco avrei compreso di quel MARCIAPIEDE! Questo procedimento che ci si è rivelato così proficuo in psicoanalisi viene definito come “approccio patografico” alla creazione artistica. Con il ‘900 la nostra cultura si è arricchita della scoperta dell’inconscio e del peso che le vicende emotive possono avere nell’orientare lo sviluppo della personalità, le scelte individuali e gli interessi.
     Anche la critica dell’arte non può fare a meno di confrontarsi con queste realtà se vuole andare al di là dell’aspetto più superficiale del prodotto artistico, al di là di quelle che, nel caso di una poesia, possono essere l’analisi stilistica, strutturale, contenutistica e l’inquadramento storico. Il caso di questa poetessa-bambina ci ha anche mostrato come la sofferenza psicosomatica dell’infante possa essere il risultato di un conflitto nella relazione con la madre, come la richiesta di un aiuto per il bambino piccolo porti ad un aiuto per la madre, i cui effetti ricadono sui sintomi di quest’ultimo. L’aiuto alla madre va nella direzione della presa di coscienza del conflitto e delle sue ragioni profonde: questo porta a un miglior contatto con la realtà del bambino e di conseguenza ad un cambiamento nella relazione disturbata. Si verifica così lo sblocco della comunicazione patologica fonte di grande sofferenza nel presente della relazione e premessa di un distorto sviluppo della personalità del piccolo.

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