da farlo parlare e raccontare e dargli la possibilità di presentarsi ad un pubblico che magari potrebbe dimostrarsi solidale e offrirgli lavoro... invece niente. E il bello è che se dovesse ripresentarsi, scommetto che sicuramente sarei più pronta e più prodiga, ma so anche per certo che celerei ai suoi occhi, ancora e nonostante questi bei discorsi, il mio conflitto interiore tra il credere per istinto alla sua buona volontà nel cercare lavoro e alcuni razionalissimi pensieri che mi fanno invece dubitare. E ciò mi fa vergognare ancora di più: non si può offrire aiuto alla condizione dei “se” e dei “ma”, domandando e indagando per capire se forse sotto c’è qualcosa o magari chissà però..., o si sceglie di aiutare e non si fanno domande, o si decide di non farlo, in ogni caso se ne devono accettare le conseguenze. Io la penso così ma confesso di avere timore.
In secondo luogo, mi chiedo anche a cosa serva tenere delle persone in carcere tanti anni per poi rimetterle in libertà in questo stato. Sì lo so che in carcere, da parecchi anni ormai, ci sono dei programmi che permettono di seguire corsi di formazione lavoro, ma se comunque il risultato, alla fine, è questo, che senso hanno tutti questi investimenti di tempo e denaro nella formazione? Certo, è vero, parlo senza sapere se il Signor XXXX rappresenti il caso particolare, l’eccezione o se sia la regola. Rimane comunque un uomo disperato, almeno da quanto ho potuto sentire io, e con lui il carcere ha fallito, così come tutti noi ed io in primis.
Se un uomo che ha sbagliato e ha pagato il proprio debito con la giustizia, se un uomo che è anche marito e padre, rimesso in libertà non trova lavoro, non trova alternative valide per poter condurre una vita normale e sceglie deliberatamente, pur sapendo a cosa va incontro, di commettere “qualche altra cavolata” per tornare dentro... beh, forse qualche domanda come “sistema” ce la dobbiamo porre e questo lo direi anche se il Signor XXXX fosse solo un caso particolare, perché rimane un uomo e credo si meriti una - reale - seconda possibilità.
Io la butto lì... Se ci si continua a lamentare che certi lavori non li vuole fare più nessuno e che quindi c’è bisogno di gente che sappia fare questo e quello (tanto che si dice ormai che certi lavori li fanno solo gli extracomunitari), se è vero che si sa chi uscirà dal carcere e quando e dove..., non è possibile regolare questi flussi? Allora a Bergamo c’è bisogno di 50 operai per le fonderie, 30 contadini, 20 elettricisti, 15 muratori, 9 panettieri... non so, sto tirando a caso. Entro la fine dell’anno, dal carcere di via Gleno usciranno 150 persone. Tra loro (in carcere) c’è chi vorrebbe fare il panettiere o il muratore o l’operaio,