Giovanni Battista”. Un dipinto per cancellare la sua pena di morte… pertanto era da recuperare assolutamente perché di vitale importanza! Quando fu liberato, Caravaggio raggiunse Porto Ercole, non distante da Palo, per recuperare le sue cose ma… arrivò tardi: il traghetto stava di nuovo partendo per riportare a Napoli tutti i suoi averi.
     Stremato dalla fatica per il lungo viaggio, in preda a febbri intestinali, il Caravaggio fu affidato alle cure della locale Confraternita. Spirò “di febbre maligna” il 18 luglio 1610 e fu seppellito nella fossa comune del cimitero di San Sebastiano, ricavata sulla spiaggia e riservata agli stranieri, luogo dove oggi sorge il retroporto urbanizzato di Porte Ercole. Pochi giorni dopo arrivò la grazia con il permesso di rientrare a Roma.
     Il 16 giugno 2010, a circa 400 anni dalla sua morte e dopo oltre un anno di ricerche storiche e analisi scheletriche, nonché confronti con il Dna di discendenti di cognome “Merisio” nativi di Caravaggio, una equipe di scienziati ha confermato che le ossa coperte di piombo e mercurio (elementi usati in grande abbondanza dai pittori del ‘600 per preparare i colori) trovate nella fossa comune del cimitero di Porto Sant’Ercole sono “all’85% quelle del grande artista” (Il Tirreno – 16 giugno 2010). I suoi resti, dopo una settimana di permanenza nella città di Caravaggio, sono stati riportati via mare a Porto Ercole, dove rimarranno esposti a Forte Sella, una fortificazione del paese.

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