commissione del duca Carlo Visconti, impresario della Scala, scrisse “Lucrezia Borgia”, andata in scena il 26 dicembre 1833 con grande successo: quest’opera non ebbe vita facile, causa i capricci delle ugole che la dovevano interpretare e che costrinsero il maestro a molte variazioni sul tema ed alla censura feroce che lo obbligò a cambiare diverse volte il titolo all’opera e ad “addolcire” il personaggio fosco di Lucrezia Borgia, celebre figlia di Alessandro VI. Prima di ripartire per Napoli, carico di successi, il compositore mise in scena, alla Pergola di Firenze, con esito alquanto mediocre, la “Rosmonda d’Inghilterra”. In seguito, il Re di Napoli lo nominò maestro di contrappunto e composizione al Real Collegio di Musica della città, con uno stipendio di 400 ducati al mese. La nomina fece nascere dell’invidia nel Bellini, ma Donizetti si fece amare dai suoi allievi anche in questo ruolo di didatta.
Nel 1834 pubblicò altri capolavori: la “Maria Stuarda”, rappresentata a Napoli il 18 ottobre, e “Gemma di Vergy”, rappresentata alla Scala nella sera del 26 dicembre. Alla fine dell’anno, una notizia d’oltralpe riempì di gioia il cuore del musicista: Rossini, chiamato “il Giove olimpico della Musica”, invitò il musicista a Parigi per rappresentare una sua opera al Theatre des Italiens. Il 12 marzo 1835, Donizetti mise in scena il “Marlin Faliero”, opera che segnò il suo esordio oltralpe. Al rientro in Italia, la sera del 26 settembre 1835, mise in scena al Teatro San Carlo di Napoli l’opera “Lucia di Lammermoor”: il successo fu tale che il musicista venne portato in trionfo dal teatro fino alla sua abitazione. La figura della protagonista dell’opera aveva tanto coinvolto il musicista da portarlo a calarsi completamente nella parte come finora nessuna della sue eroine era riuscita a fare; su libretto di Salvatore Cammarano, l’opera fu scritta in meno di un mese. Di essa si è scritto: “non vi è pagina della Lucia di cui non si possa parlare di capolavoro e, per alcune, di intervento divino (l’ispirazione è sempre intervento divino); inutile fare citazioni, ma la scena della pazzia è un modello per tutto l’Ottocento e, purtroppo, un presagio per la fine dell’autore”.
Per il Donizetti il 1835 fu purtroppo anche l’anno dei lutti. Il 23 settembre morì a Parigi Vincenzo Bellini, evento che turbò alquanto il maestro, il quale rimase unico protagonista sulla scena musicale. Egli stimava molto il catanese, nonostante la rivalità artistica, e volle onorare la sua memoria scrivendo una “Messa da Requiem” che fu un capolavoro. L’anno si chiuse anche con la morte del padre Andrea, che fu purtroppo l’inizio di una lugubre serie: il 10 febbraio 1836 mancò la madre, a causa di un colpo apoplettico, e sempre nello stesso mese la moglie Virginia ebbe un nuovo, infelice parto. Disperato, Donizetti si