AEROPORTO E COMITATI DEI RESIDENTI: QUALE FUTURO PER ORIO?
di Pierluigi Piromalli
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L’aeroporto di Orio al Serio è nuovamente al centro dell’aspra contesa con i comitati dei residenti dei quartieri cittadini di Colognola, di Campagnola e della Malpensata, i quali hanno minacciato iniziative estreme come l’occupazione della pista e i blocchi stradali, qualora l’Amministrazione comunale, continuamente sollecitata attraverso la stampa locale, non proponga una soluzione definitiva per evitare che si perpetui la guerra del frastuono in atto ormai da anni.
Gli abitanti delle zone più investite dal rumore, anche e soprattutto dopo l’introduzione delle nuove rotte di decollo che prevedono la virata anticipata degli aerei sul quartiere di Colognola, contestano l’adozione dell’attuale rotta sperimentale, prevista temporaneamente fino al mese di marzo 2010, che ha generato ulteriori disagi per la collettività. Tuttavia, il tavolo di confronto chiesto a gran voce alla presenza del Sindaco e degli organismi aeroportuali difficilmente potrà individuare credibili soluzioni, visto che l’aeroporto evidenzia problematiche forse irrisolvibili. Sono state, infatti, operate scelte strategiche e precise per lo sviluppo dello scalo e rinunciare ad una risorsa che è unanimemente ritenuta un volano per l’economia locale, significherebbe vanificare gli sforzi fino ad oggi compiuti con ricadute pericolose per l’indotto.
Fin qui nulla di nuovo, ma l’esasperazione di parte della cittadinanza potrebbe addirittura sfociare in clamorose iniziative fino ad oggi solamente sussurrate. Premesso che il territorio che circonda l’aeroporto è area satura dal punto di vista urbanistico, rimane improbabile pensare di invertire le rotte di decollo, anche parzialmente, direzionandole verso Grassobbio, in quanto ciò determinerebbe, per effetto dei grandi volumi di traffico e della non sovrapponibilità di decolli e atterraggi nello stesso corridoio di ingresso, una inevitabile revisione delle procedure di avvicinamento degli aerei che sarebbero costretti a sorvolare parte della città. Tale soluzione, forse meno rumorosa, sarebbe senz’altro più pericolosa a causa delle più articolate manovre di avvicinamento cui sarebbero sottoposti gli aerei e per i potenziali rischi ad esse connessi. Ridurre il traffico aereo è circostanza altrettanto impensabile dal momento che le compagnie che hanno e continuano ad investire risorse sullo scalo, in primis la Ryanair del vulcanico O’Leary, non vedrebbero di buon occhio un ridimensionamento della propria offerta, anzi, potrebbero essere invogliate a rivolgersi altrove, come, per esempio, a Montichiari, sotto utilizzato ma strategico, oppure a Malpensa, quest’ultima protesa a riconquistare ampie fette di mercato, dopo l’addio di Alitalia, per recuperare il ruolo di centralità nel sistema aeroportuale lombardo.
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