IL RISCHIO IDROGEOLOGICO IN ITALIA È SINTOMO DI
UN’ITALIA CHE FRANA ANCHE MORALMENTE
di Pierluigi Piromalli
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Da molto tempo in Italia sono stati lanciati allarmi sui rischi idrogeologici che affliggono il territorio, correlati, peraltro, ad una massiccia edificazione in aree sottoposte ai movimenti franosi. La Sicilia e la Calabria, tanto per fare un esempio, sono state le ultime Regioni ad essere colpite da severi smottamenti che hanno obbligato migliaia di persone ad abbandonare abitazioni e paesi a causa di un fenomeno televisivamente spettacolare - si pensi alla frana di Maierato in Calabria - ma che genera tragedie collettive. Molte zone, complice il persistente maltempo, stanno letteralmente scivolando da monte a valle mettendo a nudo un problema che costringe il Governo a stanziare ingenti risorse per far fronte al dissesto territoriale ed anche morale degli abitanti.
I recenti avvenimenti sono solamente gli ultimi esempi in ordine di tempo, poiché l’elenco delle aree a rischio sarebbe lungo ed inquietante. Sette comuni su dieci, stando alle stime rese pubbliche poco tempo fa, sarebbero sottoposti a rischi idrogeologici con tutto ciò che ovviamente ne consegue. La questione impone, come sempre, un corollario di domande e di accuse che inevitabilmente coinvolgono amministratori, politici, tecnici ed enti preposti al monitoraggio di eventi distruttivi che stanno diventando sempre più frequenti.
Le cause ovviamente sono sempre la stesse: una cattiva e poco lungimirante politica coniugata alla speculazione edilizia, quest’ultima volano di un’economia che alimenta un giro d’affari cospicuo e circuiti affaristici non sempre limpidi. Purtroppo i due aspetti sono sempre stati complementari l’uno all’altro e fin qui nulla di nuovo. Anche la Protezione civile, i cui vertici sono stati travolti dalle inchieste della Procura di Firenze, appare impreparata di fronte a questo scempio ambientale ed anche Bertolaso, coccolato dal Premier ed eufemisticamente infastidito dalle accuse che gli sono piovute addosso, non sembra esercitare quell’autorevolezza che in altre occasioni gli ha regalato le lodi dell’Esecutivo, poiché è stato ridotto ad un soggetto circondato da una corte affaristica, costituita anche da pubblici funzionari, con una spiccata capacità ad anteporre gli interessi privati a quelli pubblici. Poco importa che il capo della Protezione civile abbia rassegnato le proprie dimissioni, a seguito dello scandalo, dal momento che Berlusconi le ha rispedite al mittente, decisione che ha alimentato più di un sospetto, colto, in particolare, dall’opposizione, la quale ha
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