Belpaese, quali Cogne, Erba, Garlasco, Perugia e via dicendo, che in altri contesti e realtà probabilmente sarebbero stati liquidati come notizie di mera cronaca subito trasferite alla competenza delle Procure, riescono quindi a sollecitare le più disparate teorie criminologiche, psicologiche e sociologiche che si intrecciano e si sovrappongono al punto da alimentare numerosi punti interrogativi i quali fanno la felicità dei pianificatori televisivi e che rinnovano le aspettative dell’opinione pubblica che attende il nuovo colpo ad effetto.
     Limitarsi, però, al solo fattore audience potrebbe apparire riduttivo sebbene nella società contemporanea ogni cosa si misuri con il metro della redditività. Sorge pertanto spontaneo chiedersi se dietro a questo discutibile modus operandi dell’informazione televisiva non si celi una sorta di regia occulta che agisce come meccanismo di controllo dell’opinione pubblica, allontanandola volontariamente dai grandi dibattiti sociali e politici per indirizzarla verso forme edulcorate ed intriganti di racconti di vita vissuta degenerati in delitti. Poiché tali racconti, a quanto è possibile constatare, vengono confezionati ad arte e costantemente arricchiti da elementi nuovi utilizzati nei talk show, come strumenti per raggiungere lo scopo di massificare ed omologare il pensiero collettivo, ben si comprende come uno degli obiettivi non dichiarati, ma ben presenti nella regia, possa essere quello di inibire lo spirito critico che, se diversamente stimolato, metterebbe a repentaglio l’esistenza dei manipolatori dell’informazione armati dai grandi burattinai della politica e dell’economia.

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