nipotina e, in un’atmosfera idilliaca, la giovane coppia si promette amore e sostegno eterni; in questo frangente quasi bucolico, Verona riesce finalmente a liberarsi dal blocco relativo ai ricordi d’infanzia, tanto che la destinazione finale è proprio la casa dove lei è cresciuta, che diviene il luogo deputato alla formazione della loro famiglia.
     Il film parte bene e con dialoghi brillanti, ma, dopo un paio di tappe del viaggio, perde in ritmo e in freschezza. L’originalità viene meno nel frangente hippy, davvero esagerato nella sua vena parodizzante, forse perché ormai la cultura dell’amore libero è stata messa alla berlina davvero da chiunque. In generale, comunque, tutti i personaggi incontrati soffrono del fatto di essere degli stereotipi senza neanche particolari sfumature, funzionali dunque solo a stimolare il continuo spostamento dei protagonisti. Questi ultimi sono, invece, davvero caratterizzati in maniera credibile e sincera, una coppia in cui ci si può tranquillamente immedesimare. Insomma, alla fine si tratta di un buon film, che, però, per i motivi detti e per il finale fin troppo patetico, non può competere con l’opera d’esordio del regista, “American beauty”, critica della società americana di tutt’altra fattura e sensibilmente più efficace.
     Di tutt’altra fattura è certamente anche “The black swan”, altro superbo dramma di Aronofsky dopo il memorabile “The wrestler”. Così come fece con Mickey Rourke, anche in questo caso il regista strappa a Natalie Portman un’interpretazione di alto livello, costringendola in un personaggio psicologicamente devastato. Costringere è il termine adatto, visto che Aronofsky pressa molto i suoi protagonisti con la mdp, entra loro quasi sotto pelle e li espone al nostro sguardo nella loro completa nudità.
     La vicenda ruota intorno alla messa in scena di “Il lago dei cigni” da parte di una compagnia di balletto con a capo l’esigente Vincent Cassell; Nina è la giovane ballerina che riesce ad ottenere il prestigioso doppio ruolo da protagonista, quello del cigno bianco e del cigno nero. In realtà lei è perfetta per il cigno bianco, in quanto incarna perfettamente la fragilità, ma non è abbastanza carica di aggressività ed erotismo per interpretare la parte nera. Non la aiutano le morbose cure della madre e i metodi rudi del regista, Leroy, che la provoca verbalmente e fisicamente per stimolare la propria sessualità repressa, dopo averla, tra l’altro, baciata all’improvviso il giorno della selezione. Nina teme dunque il giudizio delle colleghe ed è ossessionata dal declino dell’ex prima ballerina, finita in ospedale per un incidente dopo un litigio con Leroy.

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