culturale e negli ultimi cinquant’anni cultura fa rima con sinistra; gli intellettuali collocati a destra, invece, sempre ammesso che ce ne siano, sono troppo preoccupati di mantenere le loro poltroncine in attesa di voltar gabbana appena il sire di Arcore abdicherà.
     Tornando ai quesiti, quelli sull’acqua sono stati ideologizzati senza mai entrare nel merito del decreto Ronchi, che introduceva delle novità aprendo alle imprese private per la distribuzione dell’acqua e non per la gestione, che sarebbe rimasta pubblica per il 60%, così come è stato in passato per i trasporti, per la telefonia e l’energia elettrica.
     Ricolfi sottolinea ancora come Di Pietro esca da queste consultazioni referendarie come uno statista, quando almeno, e concordo, non cerca di mettere il cappello sulla tornata referendaria e quando invita altri a non farlo; cosa pensare allora del PD che da un lato cavalcava le ire del popolo contro il decreto Ronchi e dall’altra presentava una proposta di legge di eguale contenuto il Disegno di legge n. 2462 (“Disposizioni per il governo della risorsa idrica e la gestione del servizio idrico integrato”, 18 novembre 2010), sottoscritto da molteplici esponenti del Pd, tra cui la Finocchiaro e Ignazio Marino, molto simile nel merito al decreto Ronchi?
     Ora, al di là delle singole scelte, votare no o votare sì, scelte rispettabili e possibili in una democrazia matura, resta il fatto che, in un Paese normale, si sarebbero dovute avere percentuali diverse per ogni quesito o comunque nel dibattito pubblico si sarebbero dovute sentire entrambe le campane, mentre abbiamo assistito ad una dittatura mediatica dei sì appena bilanciata dal mortificante invito all’astensione della maggioranza, scelta spesso utilizzata dalle sinistre in altre tornate referendarie.
     Agli italiani in fondo penso piaccia essere apparentemente contro, ma in realtà stare con chi vince, non resta che aspettare e vedere su quale carro saliremo la prossima volta. Certamente di questi temi, gestione del sistema idrico ed energia nucleare, ne risentiremo parlare alla faccia dei risultati referendari e vedremo come camaleonticamente si comporteranno alcuni dei nostri politici. Teniamo la mente e la memoria lucide.
     Certamente meriteremmo una classe politica se non migliore almeno convinta delle proprie ragioni e certamente un sistema dell’informazione più trasparente, che prima o poi dovrà colmare quel “buco” che attualmente esiste nel sistema italiano e che fa prevalere troppo spesso le opinioni (non se ne può più) sui fatti.
     La debolezza e la malleabilità dell’opinione pubblica italiana fu colta efficacemente da Gianni Agnelli, il quale affermava che in Italia solo un Governo di sinistra (i buoni) può fare delle riforme di destra (i cattivi).

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