Questo richiamo “all’ordine” vale sia per l’antiquario, che spesso propone opere artisticamente già morte quando sono state prodotte, sia per il mercante d’arte moderna, che confonde i movimenti artistici per quelli degli indici di borsa.
     In sostanza, il mondo dell’arte e il mercato che gli gira intorno è un gran casino e riassume in sé tutte le contraddizioni dell’epoca in cui stiamo vivendo, in cui tutti gridano e nessuno vuole ascoltare; Bergamo non fa eccezione e ben si conforma a questo zeitgeist contemporaneo.
     In questo marasma capita di incontrare persone di tutte i tipi: i più interessanti sono i collezionisti d’arte contemporanea, che scambiando il mercatino dell’arte per un manuale di storia dell’arte, inseguendo artisti banalissimi neo-concettuali, che però vivono a Londra o Berlino e gli fanno fare pure il ritratto alla figlia (sottolineando che gli hanno dato 1.000 euro per un quadro che in Galleria ne costerebbe 5.000), tanto hanno risparmiato sul biglietto viaggiando con Ryanair; non male pure gli antiquari (non hanno scuse) e i collezionisti (più scusabili) di arte antica, che nei loro stand alle rassegne di settore o nelle loro mediocri collezioni hanno un autore che nel 1950 ancora dipingeva come nell’Ottocento, quando Picasso era già Picasso e Fontana era già Fontana.
     Certamente, una riflessione serena e oggettiva va fatta: se il Novecento è stato il secolo in cui le scoperte dell’uomo hanno rivoluzionato e migliorato la vita di milioni di persone, perché l’arte espressione di questo secolo non dovrebbe essere tanto buona?
     Il dibattito continuerà per molto tempo, fino a quando ciò che oggi è contemporaneo non diverrà classico, perché in fondo tutti ci affezioniamo al nostro passato, fatto di feticci e di amarcord. I molti musei del Novecento che stanno nascendo aiuteranno di certo a orientare e trovare la giusta direzione.
     In attesa che il tempo sia galantuomo e ci dica cosa davvero resterà di buono degli ultimi cinquant’anni di arte, come direbbe Adriano Celentano, insopportabilmente retorico e paladino del più tamarro conservatorismo: sei lento o sei rock? Coppi o Bartali, Peppone o Don Camillo, arte contemporanea o arte del passato?
                                                                      cristiano.calori@fastwebnet.it

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