avviata, non sarà né ordinata né rapida e l’Italia sarà costretta a vivere mesi convulsi.
     Berlusconi, come nella sua indole, tenterà di sopravvivere a se stesso scegliendo un basso profilo, ma ormai anche il suo principale alleato leghista sembra abbia fretta di abbandonare il ruolo del garante ad oltranza e poco fa per nascondere l’eventualità di tornare alle urne potendo contare su di un largo consenso territoriale che ne garantirebbe una continuità istituzionale.
     In ogni caso, il massiccio dissenso travolge certamente una delle creazioni più aberranti del centrodestra, quella legge ad personam che è stampata nell’immaginario collettivo come una sorta di violenza privata alla Costituzione, ma cancella anche due decisioni sulle quali il referendum è stato netto, ma che avrebbero meritato maggior approfondimento: l'opzione nucleare e l'introduzione della concorrenza nel settore dei servizi pubblici. Da più parti, infatti, si fa notare che quando si riproporranno le solite lamentele allorché verranno snocciolati i dati sulla mancata crescita del Paese, fotografata impietosamente dall’Economist, sarà però utile che l’elettore, punitore e castigatore, si ricordi che in Italia non si potrà tagliare la bolletta dell'energia o ridurre i deficit delle municipalizzate.

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